Guerra in Israele. I parenti degli ostaggi in tv: «Diteci se sono ancora vivi, i nostri leader facciano ciò che serve»

L'appello in una conferenza. Il figlio della coppia italiana chiude aiuto al nostro governo: "Mio padre è malato"

Guerra in Israele. I parenti degli ostaggi in tv: «Diteci se sono ancora vivi, i nostri leader facciano ciò che serve»
di Raffaella Troili
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Mercoledì 11 Ottobre 2023, 06:18 - Ultimo aggiornamento: 10:47

ROMA La notte è ancora più buia nell'incertezza totale. Crudele il silenzio, la mancanza di informazioni, la drammatica ricerca dei figli spariti nel nulla. Tutto tace, nessuna pista a cui aggrapparsi, nonostante le foto diffuse sui social e ovunque, di quei ragazzi israeliani sorridenti e spensierati che partecipavano al rave dell'orrore. Non solo loro, ognuno ormai cerca disperatamente uno o più familiari in Israele. Da quando sono rimasti impotenti: «Mamma ti prego, aiutami», poi il silenzio. I familiari tutti assieme hanno dato vita a una conferenza toccante e drammatica, «per chiedere risposte», trasmessa l'altra sera dai telegiornali serali, organizzata proprio dai congiunti degli israeliani di cui si sono perse le tracce e i contatti, forse ostaggi, forse morti a Gaza.

Rave in Israele, la mamma della ragazza tedesca: «Mia figlia è viva e ricoverata in un ospedale di Gaza»

Merav Cohen, la mamma di una giovane di nome Romi, ha raccontato: «Romi è la ragazza più bella del mondo, sempre positiva». Partecipava con amici ad una festa vicino al confine con Gaza quando i commando di Hamas hanno seminato la morte fra i giovani sparando nella massa con armi automatiche.

La giovane è riuscita a salire su un veicolo per allontanarsi dalla zona di fuoco. «Alle 10.15 mi ha detto che sparavano su di loro e che erano feriti. Ha detto che aveva paura di morire e che non sapeva cosa fare. Ed è un incubo sentire una figlia che dice "Mamma, vieni ad aiutarmi" e non poter fare niente eccetto che dire: ti voglio bene, stai tranquilla, andrà bene». Una lunga dettagliata testimonianza, «alle 10.50, ho sentito raffiche vicine a loro, sentivamo voci in arabo. Dalle 10.58, niente più, anche il veicolo è scomparso».

«ASPETTIAMO RISPOSTE»

Altri genitori hanno testimoniato l'angoscia e il senso di impotenza che li attanaglia da quando hanno perso i contatti con i figli. Hanno chiesto al governo di raccogliere tutte le informazioni possibili e aggiornarli. «Ci aspettiamo che i nostri leader facciano pressione su altri leader affinché ci aiutino a rintracciare i nostri figli. Occorre agire già stanotte». Una corsa contro il tempo, «chiediamo risposte», ha detto un uomo, citato da Haaretz, le cui due figlie sono state rapite dai militanti di Hamas. «Non tutte le risposte ci renderanno felici. Vogliamo restituire i bambini, i ragazzi, le ragazze alle loro famiglie il più presto possibile. Sono passate quasi 48 ore dall'inizio di tutto questo e alcune famiglie non sanno nulla, non dobbiamo affrontare la situazione da soli, la strada è ancora lunga e i giorni a venire saranno molto difficili». Nelle ore successive all'attacco di Hamas, Ahal Besorai ha cercato disperatamente di raggiungere sua sorella. Non riusciva a contattarla. Più tardi ha saputo che era stata sequestrata: lei, il marito, i loro figli adolescenti, insieme a decine di persone. Ora Besorai vive nel limbo, come molti altri israeliani. «Devo piangere perché sono già morti? Dovrei essere felice perché magari vengono catturati ma sono ancora vivi?», ancora lui, life coach e proprietario di resort che vive nelle Filippine ed è cresciuto nel Kibbutz Be'eri. «Prego Dio ogni giorno che venga ritrovata viva con la sua famiglia e che possiamo tutti essere riuniti».

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Le famiglie sono consapevoli che gli attacchi missilistici di Israele contro gli obiettivi di Gaza, potrebbero mettere in pericolo i loro cari, dato che Hamas ha avvertito che ucciderà uno dei 130 ostaggi ogni volta che l'esercito israeliano bombarderà obiettivi civili a Gaza senza preavviso. Altri hanno riconosciuto i volti esanimi dei loro figli a bordo di camionette, calpestati, seminudi, hanno cercato tracce di vita nelle immagini. Come la mamma di Nicole Shanie Louk, rapita da Hamas e ripresa in un video terribile, poi diffuso via social dalle milizie di Hamas. Ieri però la madre di Shanie ha spiegato alla Bild: «Abbiamo le prove che mia figlia è viva, ma ha un grave trauma cranico». Eli Elbag ha detto di essersi svegliato sabato con i messaggi della figlia, Liri, 18 anni, che aveva appena iniziato il suo addestramento militare come vedetta dell'esercito al confine di Gaza. «I militanti mi stanno sparando». Poi il silenzio, fino al video diffuso da Hamas che la mostrava stipata in un camion militare israeliano in balìa dei militanti. Il volto di un ostaggio accanto a lei, era deturpato e insanguinato.

 

GLI ITALIANI

E non si hanno più notizie da sabato di Lilakh e Eviatar Kipnis, due coniugi con passaporti italiani. «L'ultima cosa che ricordo di mia madre è la sua voce preoccupata al telefono, poi all'improvviso il suono degli spari che rompono i vetri, rumori duri e sconosciuti che entrano nella nostra casa, la telefonata che s'interrompe », ha detto a Radio Rai, Yotam Kipnis, 29 anni, il primo dei due figli della coppia coinvolta nella mattanza di Hamas nel Kibutz di Beeri. «Dobbiamo la cittadinanza italiana al mio bis nonno materno, era il Medico del re Vittorio Emanuele III, si chiamava Giacomo di Castel Nuovo. Mio padre è disabile, soffre di un problema neurologico, deve andare in ospedale una volta a settimana per le medicine, altrimenti il suo corpo si paralizzerà completamente. Chiedo all'Italia e agli italiani di aiutarci a fare in modo che parta una trattativa, che almeno possano ricevere medicine». Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha invece smentito il rapimento dei 10 italiani, tra cui una bambina, che vivono e lavorano nella Striscia.
 

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