Una rete di oltre mille corridoi sotterranei, costata ben oltre il miliardo di dollari. Se nell'attacco del 7 ottobre scorso il pericolo per Israele era arrivato dal cielo, adesso i rischi di un nuovo blitz di Hamas serpeggiano decine e decine di metri sotto terra. Sono i tunnel clandestini che passano al di sotto della frontiera tra Gaza e Israele: costruiti negli Anni '80 per motivi “commerciali”, sono diventati nel corso degli anni preziosi alleati dei miliziani palestinesi. Potrebbero essere stati usati anche per l'attacco dei giorni scorsi e, con ogni probabilità, lo saranno nelle prossime ore. Probabilmente sono stati usati anche per nascondere gli ostaggi dopo il blitz dei giorni scorsi.
La storia
Come detto, la rete di tunnel sotterranei venne costruita negli Anni '80 quando Gaza era occupata dalle forze di Gerusalemme. Inizialmente puntavano principalmente verso l'Egitto e servivano per introdurre illegalmente nel paese cibo e altre merci. Da lì a trasformarli in canali “bellici” il passo è stato abbastanza breve. Hamas iniziò ben presto a usarli anche per il traffico di armi e persino di prigionieri: nel 2006 il soldato israeliano Gilad Shalit venne rapito dai jihadisti e portato a Gaza proprio attraverso uno dei canali sotterranei.
Ovviamente la loro esistenza è ben nota a Gerusalemme al punto che già negli scontri passati – come ad esempio durante la guerra del 2014 – molti di questi corridoi vennero distrutti. Ma si parla di una trentina, un percentuale irrisoria rispetto a quelli che, secondo la stessa intelligence israeliana, sono stati realizzati. Cosa questa che ha spinto il governo a cercare delle contromosse che potessero arginarne la costruzione. Per questo motivo è stata realizzata (e finita nel 2021) intorno ai confini con Gaza una barriera interrata di ferro e cemento lunga circa 60 chilometri e che affonda nel sottosuolo fino a 60-80 metri. Ma, a quanto pare, la misura non ha scoraggiato lo scavo di altri canali, che continuano a proliferare al punto da aver spinto Tel Aviv ad accusare i palestinesi di aver utilizzato i rifornimenti di cemento e ferro per potenziare la rete sotterranea invece che per costruire case e infrastrutture.
La rete
Anche l'Egitto ha provato ad arginare il proliferare dei tunnel, facendo esplodere o allagando tutti quelli che è riuscito a rintracciare negli anni.