Ierevan sfida Mosca. Il parlamento armeno ha votato per aderire alla corte penale internazionale (CPI) obbligando di fatto l'ex repubblica sovietica ad arrestare il presidente russo, Vladimir Putin, se mai dovesse visitare il paese. Il riallineamento armeno non fa che esacerbare ulteriormente le relazioni con la Russia, da sempre tradizionale alleato anche se i loro legami erano già abbondantemente danneggiati dall'invasione dell'Ucraina da parte del Cremlino e dalla conquista del Nagorno-Karabakh da parte dell'Azerbaigian. Il Cremlino la scorsa settimana aveva avvertito l'Armenia che la sua decisione parlamentare di aderire alla Corte Penale sarebbe stata considerata un «atto estremamente ostile».
Il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha cercato naturalmente di rassicurare la Russia che il suo paese sta solo affrontando solo quelli che ritiene essere crimini di guerra azeri, commessi nel conflitto di lunga data con il suo vicino, e di certo non sta pensando a Mosca.
Il governo armeno recentemente ha parlato apertamente della decisione di rivedere la sua sfera di influenza tradizionale, parlando del fatto che «i sistemi di sicurezza e gli alleati su cui abbiamo fatto affidamento per molti anni sono risultati inefficaci e che gli strumenti del partenariato strategico armeno-russo» non sono stati efficaci per garantire la sicurezza esterna dell'Armenia.
Il riferimento alla Russia, che ha una base militare in Armenia, era scontato visto che è stata a lungo il garante della questione sul Nagorno-Karabakh, ma quando l'Azerbaigian ha lanciato la sua offensiva sulla regione Mosca – già impegnata sul fronte Ucraino - ha chiarito che le sue truppe non avevano intenzione di intervenire.
Il mese scorso, Yerevan ha ospitato truppe statunitensi per un'esercitazione militare congiunta senza precedenti. Ha anche inviato aiuti umanitari in Ucraina, consegnati personalmente dalla moglie di Pashinyan, Anna Hakobyan. Mentre il ministro degli Esteri francese, Catherine Colonna, è volato in Armenia martedì per valutare le esigenze urgenti del Paese che sta affrontando un afflusso di rifugiati dal Nagorno-Karabakh enorme oltre al “rischio di operazioni militari azere sul suo territorio”.