Papa Francesco ha gli occhi puntati sull'incontro che ci sarà il 5 ottobre a Malaga, in Spagna, tra l'Armenia e Azerbaijan. «Seguo in questi giorni la drammatica situazione degli sfollati del Nagorno-Karabakh. Rinnovo il mio appello al dialogo auspicando che i colloqui tra le parti, con il sostegno della Comunità internazionale, favoriscano un accordo duraturo che ponga fine alla crisi umanitaria. Assicuro la mia preghiera per le vittime dell’esplosione di un deposito di carburante avvenuta nei pressi della città di Stepanakert» ha detto affacciato dallo studio del palazzo apostolico pensando al drammatico esodo di 100 mila armeni che hanno lasciato per sempre la regione del Nagorno Karabakh dopo la resa a Baku avvenuta la scorsa settimana, rifugiandosi nella vicina Armenia. Le immagini che giravano sulla città di Stepanakert, in Nagorno-Karabakh, mostravano un luogo ormai spettrale, dove non c'è più nessuno. L'Azerbaigian ha annunciato di voler procedere a reintegrare l'area e trattare i residenti come uguali cittadini, ma il timore della comunità armena è troppo grande e ha deciso di lasciare tutto ciò che aveva. L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha confermato che 100.000 sfollati sono in condizioni critiche; "sono affamati, esausti e hanno bisogno di assistenza immediata».
La diplomazia vaticana sa bene che la crisi del Nagorno-Karabakh potrebbe presto portare ad una crisi ben peggiore se a Malaga non si dovesse trovare una composizione tra le parti.
Continua la fuga di migliaia di persone dal Nagorno-Karabakh
Baku non ha mai fatto mistero di puntare al corridoio di Zangezur ritenuto un elemento fondamentale nelle rotta di trasporto internazionale est-ovest. Visto che il conflitto ucraino ha sconvolto le vie che prima passavano dalla Russia, è proprio la possibilità di realizzare un percorso alternativo a cambiare in prospettiva la geopolitica del Caucaso con quei 40 chilometri. Iil corridoio di Zangezur metterebbe in contatto Pechino, attraverso l'Asia centrale, il Mar Caspio, il Caucaso meridionale, passando dall'Azerbaijan, transitando dalla Turchia per arrivare fino all'Adriatico. In questo corridoio si incrociano gli interessi delle potenze regionali e dei grandi mercati asiatici. A creare problemi non è tanto la realizzazione ma la richiesta di extraterritorialità.
Nel 2021, durante un'intervista a AzTV, il presidente dell'Azerbaigian aveva affermato di stare implementando il corridoio di Zangezur, "che l'Armenia lo voglia o no", anche a cosrto di usare la forza nel caso mancasse il consenso dell'Armenia. Aliyev ha anche detto che "il popolo azero tornerà a Zangezur, da cui è stato portato via 101 anni fa".
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