Argentina, torna in patria uno degli aerei usati per i "voli della morte" durante la dittatura: verrà esposto al museo della memoria

Il governo argentino ha annunciato ieri la riappropriazione del velivolo dagli Stati Uniti. Era stato scoperto da un fotogiornalista italiano nel 2010

Argentina, torna in patria uno degli aerei usati per i "voli della morte" durante la dittatura: verrà esposto al museo della memoria
di Lorenzo Bonuomo
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Martedì 27 Giugno 2023, 14:17 - Ultimo aggiornamento: 27 Luglio, 21:02

All'apparenza un mezzo di trasporto aereo, di fatto una ghigliottina con le eliche. Del resto, lo Short​ Skyvan P51 della prefettura argentina veniva spesso utilizzato uno scopo ben preciso, durante gli anni della dittatura militare (1976 - 1983): uccidere. Si calcola che in quegli anni circa 30mila persone - tra i quali operai, studenti, docenti universitari, sindacalisti, giornalisti, attivisti, dissidenti del regime - siano state uccise nella sanguinosa scia della repressione.

Alcuni hanno trovato la morte nei numerosi centri di detenzione, sparsi in tutto il Paese. Molti altri sono stati fatti salire su aerei militari, e poi gettati in mare aperto, sotto effetto di droghe, senza nessuna chance di sopravvivere. Si trattava di una tattica di sterminio, utilizzata all'epoca anche nel regime di Pinochet, in Cile, che permetteva di sbarazzarsi facilmente dei corpi delle vittime. Chi saliva sui "vuelos de la muerte" (trad. "voli della morte") non tornava più indietro. E diventava "desaparecido". 

Lo Short Skyvan P51 era uno degli aerei utilizzati per i voli della morte. L'attuale governo di Buenos Aires ha annunciato ieri - lunedì 26 giugno - la riappropriazione del velivolo dagli Stati Uniti per poterlo esibire nello spazio dell'ex Esma ("Escuela Superior de Mecánica de la Armada"), la scuola di formazione per ufficiali della marina argentina di Buenos Aires, che ai tempi della dittatura fungeva anche come centro di detenzione e tortura di prigionieri politici. Oggi è un museo dedicato alla memoria delle vittime della dittatura. 

 

Il riconoscimento dell'aereo

L'aereo è stato identificato nel 2010 dal fotogiornalista italiano Giancarlo Ceraudo, impegnato mentre collaborava a un'inchiesta con la giornalista argentina Miriam Lewin, sopravvissuta alla prigionia dell'Esma. Si trovava a Fort Lauderdale, in Florida, essendo stato acquistato dalla compagnia di spedizioni postali aeree "GB Airlink".

In seguito sarebbe passato di mano alla società di rivendita Win Aviation, con cui il governo argentino avrebbe contrattato il riacquisto.

Esaminando i documenti dell'aereo,Ceraudo e Lewin avevano scoperto che si trattava dello stesso Skyvan decollato da Buenos Aires il 14 dicembre 1977, con a bordo 12 detenuti dell'Esma condannati a morte. Tra loro c'erano anche tre attiviste dell'associazione per i diritti umani "Madri di Plaza de Mayo", formata dalle madri dei desaparecidos: si chiamavano Azucena Villaflor (la fondatrice del movimento), Esther Ballestrino de Careaga e María Eugenia Ponce de Bianco. Tutte gettate vive in mare aperto. 

Nel 2017 un tribunale statunitense ha stabilito che le conclusioni a cui erano giunti Ceraudo e Lewin erano fondate. Da qui è partito il lunghissimo iter per la rimpatriata in Argentina, concluso nel solo giugno di quest'anno. 

Il rimpatrio e le reazioni

Ora lo Skyvan P51 ha smesso di volare. «È tornato per ricordare che quanto a ccaduto non si deve ripetere mai più», ha detto Ceraudo, presente alla cerimonia di rimpatrio tenuta all'aeroporto Aeroparque di Buenos Aires, lo stesso da dove decollavano buona parte dei voli della morte. La sua inchiesta condotta con Lewin - "Destino Final" - aveva contribuito pure a mandare alla sbarra buona parte dei piloti militari a cui venivano affidati quei voli assassini: il maxi-processo sui crimini dell'Esma si è concluso nel 2017, con la condanna all'ergastolo di 29 imputati (in aggiunta ad altre condanne minori), dichiarati colpevoli di centinaia di sparizioni forzate ed episodi di tortura


«È una sensazione contraddittoria vedere quell'aereo. Abbiamo cercato per anni di riportarlo indietro e adesso che è qui mi è difficile guardarlo. Non posso dimenticare che da lì hanno gettato il corpo di mia madre», ha detto Cecilia De Vicenti, figlia di Azucena Villaflor. «Finché non si sapeva niente di quei voli, nella nostra mente non esisteva neppure la possibilità di concepire un simile orrore», ha affermato invece Mabel Careaga, figlia di Esther de Careaga.

Per Lewin il ritorno in patria dell'aereo, e la sua esibizione al pubblico, saranno importanti per combattere il fenomeno del negazionismo, purtroppo ancora presente in alcuni strati della società argentina, a proposito dei crimini della dittatura militare.  

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