«Le donne devono essere libere di scegliere: di uscire la sera vestite come si sentono, di interrompere una gravidanza, di dire no, di esprimere la propria opinione, di chiudere una storia», ha spiegato Manrico Maglia, perito agrario, l'ideatore del corteo contro femminicidi e violenze. L'idea è nata dopo l’omicidio di Elisa Pomarelli, la 28enne piacentina uccisa il 25 agosto scorso da Massimo Sebastiani, l'operaio che era ossessinato da lei e non accettava di sentirsi respinto. Qualche giorno fa Ligabue ha scritto una lettera alla sorella di Elisa: «Ciao Debora, sono Luciano. Se davvero “Piccola stella senza cielo” la cantava così spesso, è ora che Elisa un cielo lo trovi, che la giustizia faccia il suo corso». Dopo l'omicidio di Elisa, la città era stata scossa anche dalla lettera scritta da una ragazza piacentina che aveva denunciato di essere stata molestata in centro storico di sera da due sconosciuti.
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«La violenza culturale si traduce poi in violenza verbale psicologica e fisica – hanno detto gli organizzatori – anche le mamme devono insegnare ai figli maschi sin da piccoli il rispetto per le donne». Pochi i giovani che hanno aderito alla manifestazione, resta comunque la forza delle immagini, uomini che sorreggono lo striscione e sfilano per fermare la violenza sulle donne.
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