Pesaro, non paga gli alimenti perchè disoccupato ma pubblica foto dei tropici: condannato

Pesaro, non paga gli alimenti perchè disoccupato ma pubblica foto dei tropici: condannato
di Elisabetta Rossi
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Venerdì 18 Marzo 2016, 18:48
PESARO - Pensava di non essere rintracciato tra i milioni di utenti che si mettono sul web. Ma se non sei un Pinocchio al passo coi tempi è meglio lasciar perdere. Perchè la rete, e soprattutto i social, non perdonano. Tutto quello che si pubblica, lì resta e in certi casi torna anche indietro come un boomerang.
E adesso lo sa bene un 50enne originario di Napoli che è vissuto a Pesaro per tanti anni, tradito da Linkedin, uno di quei network di contatti professionali e non solo. L’uomo è finito a processo, davanti al Tribunale di Pesaro e al giudice Stefano Marinelli, per omesso versamento dell’assegno di mantenimento per i figli. Nel 2013 smette di passare gli alimenti alla ex moglie. La ditta nella quale lavorava come operaio è fallita e dopo la mobilità, e soprattutto dopo la separazione, il 50enne si trasferisce a Latina con la nuova compagna e dice di non aver più soldi e neppure un lavoro. Circa 400 euro era la somma che fino a quel momento aveva dato per il mantenimento dei due figli. La ex moglie lo denuncia e la battaglia tra i due si sposta a palazzo di Giustizia. E ieri, all’ultima udienza c’è il colpo di scena. L’avvocato della donna, che si è costituita parte civile, tira fuori l’asso dalla manica e lo passa al pm Danilo Rabini. Si tratta di decine di foto scaricate da diversi siti internet e social che immortalano l’imputato dietro a un bancone, tra pesci, pizze, torte e cocktail sullo sfondo di paradisi naturali con spiagge di velluto bianco e mari cristallini. L’uomo sta servendo calici e brinda in allegria. Ma lo scatto che non lascia spazio a dubbi è quello in cui è ritratto con cravatta d’ordinanza e sorriso accattivante con accanto la scritta: “travel advisor” ovvero “consulente di viaggi”. La data nel sito è quella dell’anno in corso. A domanda dell’accusa, l’imputato risponde che era lì a dare una mano allo zio. Poi dice che quella cosa è tutta una spesa, che sì, fa il consulente di viaggi, ma non ha partita iva e che comunque per prendere quei pochi spicci per l’attività che svolge non c’è bisogno di partita iva. Insomma, prova ad arrampicarsi sugli specchi ma alla fine scivola. E si fa anche male. Già, perché il pm chiede 4 mesi di reclusione e 300 euro di multa. E il giudice punta dritto al portafogli e lo condanna alla sola pena pecuniaria di 900 euro e al risarcimento danni per la ex moglie di ben 9mila euro.  
 
 
 
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