Celiachia, studioso di Ancona: la pappa con il glutine non fa male al bebè

Celiachia, studioso di Ancona: la pappa con il glutine non fa male al bebè
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Giovedì 2 Ottobre 2014, 16:37 - Ultimo aggiornamento: 16:39
ANCONA - La pappa al glutine non mette a rischio celiachia il beb, se non predisposto alla malattia. Lo afferma un ricercatore di Ancona, Carlo Catassi, docente della Politecnica delle Marche, che pubblica uno studio italiano, appena pubblicato sul prestigioso New England Journal of Medicine, tranquillizza le neomamme dimostrando che non è necessario aspettare troppo né sperimentare cibi con glutine molto presto: nei bambini senza una predisposizione genetica forte alla celiachia, il momento in cui il glutine entra nella pappa non influisce sulla probabilità di ammalarsi; nei piccoli ad alto rischio, invece, “conoscere” il glutine non prima dei dodici mesi aiuta a ridurre il pericolo di celiachia.



No all'ansia, inoltre, anche per le donne che non riescono ad allattare al seno: l'allattamento artificiale infatti non influenza in alcun modo la possibilità di diventare celiaci. I dati arrivano da una ricerca della Società Italiana di Gastroenterologia (SIGENP) coordinata da Carlo Catassi dell'Università Politecnica delle Marche e Alessio Fasano del Center for celiac research and treatment del Massachusetts General Hospital for Children, sostenuta dalla Fondazione Celiachia e finanziata grazie ai fondi del 5 per mille dell'Associazione Italiana Celiachia, secondo la quale il fattore che più incide sulla comparsa dell'intolleranza al glutine è la genetica: i bambini con due copie del gene Hla-Dq-2 hanno una probabilità di ammalarsi doppia rispetto a chi non lo possiede, inoltre nell'80% dei casi è emerso che la celiachia si manifesta entro i primi tre anni di vita.



Con una semplice analisi del sangue alla nascita sarebbe perciò possibile individuare chi è ad alto rischio e quindi provare a mettere in atto strategie per prevenire la celiachia, ad esempio ritardando l'introduzione del glutine. I bambini ad alto rischio, inoltre, sono anche quelli in cui avrebbe un senso lo screening per la celiachia a 5-6 anni, al momento dell'ingresso nella scuola primaria: a questa età infatti l'intolleranza è ormai comparsa nella totalità dei piccoli pazienti e riconoscendola subito si potrebbero evitare le conseguenze negative sullo sviluppo.



La celiachia nel nostro Paese colpisce una persona su cento per un totale di circa 600.000 casi, di cui però solo 150.000 diagnosticati, e ogni anno vengono effettuate 10.000 nuove diagnosi, con un incremento annuo di circa il 10%: sono perciò sempre più numerose le famiglie in cui c'è almeno un celiaco e anche le mamme preoccupate di introdurre il glutine nello svezzamento "al momento giusto",per ridurre il più possibile il pericolo che il bimbo diventi celiaco.



Per verificare se realmente il momento della prima introduzione del glutine abbia un effetto sulla successiva probabilità di ammalarsi, Carlo Catassi e Alessio Fasano hanno seguito oltre 700 bambini in 20 centri di tutta Italia: un gruppo di piccoli ha ricevuto la prima pappa con il glutine a sei mesi, l'altro a dodici mesi. Tutti sono stati analizzati per la presenza dei geni che predispongono alla celiachia e sono stati seguiti poi per dieci anni, così da registrare i nuovi casi e capire se vi fosse una correlazione fra la comparsa della malattia e la tipologia di svezzamento e allattamento.



«I risultati mostrano che il momento di introduzione del glutine non fa alcuna differenza sulla successiva probabilità di sviluppare la celiachia, né abbiamo osservato un effetto protettivo da parte dell'allattamento al seno – spiega Carlo Catassi, docente di pediatria all'Università Politecnica delle Marche e presidente della Società Italiana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica –. Possiamo perciò tranquillizzare le mamme: chi non riesce ad allattare al seno non deve sentirsi in colpa, inoltre quando si affronta lo svezzamento non serve aspettare un momento preciso per dare prodotti con il glutine. Nei bambini ad alto rischio, però, un'introduzione tardiva attorno all'anno di età riduce sensibilmente il pericolo di celiachia». Perciò sarebbe molto utile riuscire a individuare precocemente questi piccoli».
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