motivazione con cui gli Zoppi, che a inizio anno avevanolasciato i locali di corso Garibaldi portando il marchio negli spazi di corso Mazzini, hanno trascinato in Tribunale Elena Re, il nuovo gestore del bar realizzato nel '54 dall'architetto Cipolloni e in parte vincolato, compresa l'insegna. Assistita dall'avvocato Giuseppe Caldarola, la famiglia Zoppi in aula ha sostenuto come il marchio fosse di sua proprietà e come Elena Re, rappresentata dall'avvocato Alessandro Serra, mantenendo l'insegna, fosse responsabile di concorrenza
sleale. L'avvocato Serra ha fatto presente al magistrato come la sua cliente, pur avendo tutto l'interesse a smontare l'insegna per dare una nuova identità alla sua attività, non potesse violare il vincolo della Soprintendenza. In centro, ad Ancona, dovranno coesistere dunque due bar dallo stesso nome: “Alla Tazza d'oro".