Un senzatetto contro l'ordinanza anti-bivacchi del Comune. In tribunale. Tutto nasce l'estate scorsa, ad Ancona. Con segnalazioni continue di bivacchi e camping abusivi improvvisati da clochard e senza fissa dimora nei luoghi più rappresentativi della città. Materassini, pezzi di cartone, coperte, rimasugli di cibo ed escrementi: le cartoline del degrado sono arrivate dal porto, dalle centralissime piazze e dalla spiaggia cittadina del Passetto, dove alcuni richiedenti asilo erano stati sorpresi a dormire in spiaggia e sui lettini dello chalet. «La misura è colma, bisogna intervenire per riportare il decoro» aveva tuonato il sindaco di centrodestra Daniele Silvetti, eletto a maggio, anticipando le intenzioni poi messe nero su bianco nell'ordinanza anti-degrado firmata il 31 agosto. In sintesi: bivacchi proibiti in dieci zone della città. È vietato «sdraiarsi, dormire e bivaccare per gran parte del giorno e della notte» sul suolo pubblico, sui gradini degli edifici pubblici e privati, sulle aree verdi e sugli arredi urbani. È anche proibito «mangiare e bere occupando il suolo pubblico, aperto al pubblico o ad uso pubblico. Ok ai break sulle panchine a patto che si adotti «un comportamento consono al decoro pubblico e al senso civico».
Ma nei giorni scorsi l'ordinanza è stata impugnata da un uomo senza fissa dimora. Il clochard ha contestato il provvedimento deciso dal primo cittadino, facendo ricorso al Tar e affidandosi all'Associazione Avvocato di Strada, organizzazione di volontariato che si occupa dei diritti delle persone che non hanno un tetto sotto cui dormire. La riflessione alla base del ricorso è questa: «Non si può sanzionare chi non ha dove vivere o dormire, e trova soluzioni di fortuna: è un deficit delle istituzioni e i senza dimora non hanno colpa».
L'UDIENZA
L'udienza è stata fissata per l'8 novembre, mentre l'ordinanza scadrà il 31 ottobre. Se non dovesse essere prorogata, il caso potrebbe essere archiviato. Ma, intanto il ricorso del clochard è stato preso in carico dai giudici amministrativi. L'ordinanza si muove su due direttrici: «Colpire i fenomeni di degrado civico localizzato» e tutelare il decoro «della convivenza civile», soprattutto nella zona del centro. Chi ha fatto ricorso si è fatto portavoce di chi, per necessità, si ritrova a vivere per strada. «Queste persone - spiega l'Associazione Avvocato di Strada - sono in prevalenza richiedenti asilo e o non sono riusciti, non per colpa loro, a entrare nell'orbita dell'accoglienza. Non avendo un posto dove vivere, o quantomeno dormire, è normale che scelgano soluzioni di fortuna».L'ordinanza prevede, in caso di bivacchi, multe dai 25 ai 500 euro. Soldi che, probabilmente, chi è costretto a dormire sotto le stelle non ha. «Perché se sta su una panchina il turista di una crociera non succede nulla e se lo fa un senza fissa dimora viene multato?» chiede ancora l'Associazione, parlando di un atteggiamento «discriminante e discrezionale» che emerge dall'ordinanza, che finora ha portato ad emettere un paio di sanzioni
Sono invece innumerevoli le operazioni di sgombero eseguite dalle forze dell'ordine a partire dall'ultima estate.