Parroco si autoaccusa di «perversioni sessuali» e dice: «Il vescovo sa e non ha fatto nulla». Ma la lettera è un falso

«Mi recavo spesso nei luoghi di incontro sul lungomare per sfogare le mie repressioni» cita chi ha letto la missiva

Parroco si autoaccusa di «perversioni sessuali» e dice: «Il vescovo sa e non ha fatto nulla». Ma la lettera è un falso
di Vittorio Buongiorno
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Domenica 7 Gennaio 2024, 12:10 - Ultimo aggiornamento: 12:13

Una lettera scuote da 48 ore la diocesi di Latina, Terracina e Priverno. La missiva non è anonima, è firmata con nome e cognome da un parroco. Ma è falsa. Chi l'ha scritta però conosce bene la diocesi e i suoi parroci, l'ha inviata al vescovo e probabilmente a tutti i presuli scrivendo a mano gli indirizzi con «estrema precisione» rilevano in Curia.

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Il vescovo Mariano Crociata quando l'ha letta è sbiancato. «Confesso le mie perversioni» racconta la missiva. Ci sono frasi che rimandano però più a Boccaccio che a vicende di cronaca attuale: «Ho tradito uomini, amanti, ragazzi, mogli, celebrando il sacro vincolo del matrimonio e poi infilandomi nei letti dei mariti». Non solo. «Mi recavo spesso nei luoghi di incontro sul lungomare per sfogare le mie repressioni» cita chi ha letto la lettera. C'è anche un velenoso accenno al vescovo e ai suoi doveri di capo della diocesi: «Ho utilizzato la mia posizione autorevole per scopi, egoistici, perversi e cinici. Colpe confessate al vescovo che non ha preso posizione».
La lettera però è un falso. Il sacerdote, immediatamente chiamato dal vescovo l'ha disconosciuta: «Mai scritta». Però c'è un problema: nelle missive ci sono copie di fotografie che ritraggono il parroco in questione. La Curia assicura che non sono immagini sconvenienti. Il sacerdote è ritratto a mezzo busto ed è a torso nudo, cosa di per sé irrilevante, ma chi le ha inviate voleva indurre il sospetto che il prete fosse nudo. «Nelle immagini non c'era nulla di apertamente sconveniente» giurano dalla Curia. «Soprattutto nulla di penalmente rilevante». Zero immagini porno, per intenderci. Il riferimento non è casuale perché chi ha inviato la lettera voleva probabilmente alludere anche a possibili collegamenti con la vicenda del prof di religione finito sotto inchiesta per pedofilia: da mesi si parla di un video dove si vede un sacerdote. Curiosa anche la coincidenza temporale: l'udienza preliminare in cui il docente Alessandro Frateschi comparirà davanti al gip La Rosa è fissata per il primo febbraio. Non è chiaro se il sacerdote tirato in ballo dalla lettera e il prof accusato di pedofilia si conoscano o si siano frequentati. Anche qui però la Curia esclude collegamenti.
Il vescovo Mariano Crociata ha pregato i presuli che dovessero ricevere la missiva di non diffonderla. Ieri pomeriggio è arrivata anche una dichiarazione ufficiale di Remigio Russo, portavoce del vescovo: «Con dispiacere e amarezza abbiamo appreso della diffusione, in questi giorni, presso buona parte del clero di una lettera, con annesse alcune foto, attribuita falsamente a un prete della diocesi, il quale si accuserebbe di gravi comportamenti contrari alla morale e allo stile di vita proprio di un ministro ordinato».
«Respingiamo con fermezza l'uso di lettere anonime - dice il portavoce - che non hanno altro scopo che diffamare una persona e creare scalpore e scandalo tra i fedeli, lanciando accuse generiche e non portando nessuna prova. Poiché la circolazione della lettera rischia di creare confusione e di portare discredito nei confronti di un prete e della comunità ecclesiale, il vescovo Mariano Crociata ha disposto l'avvio di un'indagine previa in ambito canonico, a tutela dello stesso presbitero citato nella lettera, della serenità e del cammino di fede della comunità ecclesiale e, non ultimo, della verità».
Nel diritto canonico "l'indagine previa" consiste in una istruttoria preliminare che viene svolta con procedura amministrativa e che ha lo scopo di accertare in forma riservata la fondatezza degli indizi e la consistenza degli elementi circa il delitto ecclesiastico che si suppone commesso da un fedele della comunità cristiana.

Al termine si può arrivare all'archiviazione dell'istruttoria o piuttosto a un secondo passaggio che prevede una ammonizione e la riparazione dello scandalo. Solo in ultima istanza si potrà arrivare ad avviare una procedura giudiziaria. Al momento l'autorità giudiziaria non è stata informata.

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