Omicidio Moro, il pentito Pradissitto condannato a nove anni in abbreviato

Omicidio Moro, il pentito Pradissitto condannato a nove anni in abbreviato
di Elena Ganelli
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Martedì 18 Aprile 2023, 14:52 - Ultimo aggiornamento: 17:26

Prima condanna per l'omicidio di Massimiliano Moro, ucciso il 25 gennaio 2010 nella sua abitazione in largo Cesti nel quartiere Q5 a Latina. Il giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Roma Claudio Carini, davanti al quale si è svolto il processo con rito abbreviato, ha condannato a nove anni di reclusione Andrea Pradissitto, uno dei componenti del commando che quella sera era entrato in azione per vendicare il tentato omicidio di Carmine Ciarelli all'esterno di un bar del Pantanaccio, avvenuto poche ore prima e che scatenò la guerra criminale tra gruppi contrapposti che si contendevano il controllo di alcune attività nel capoluogo pontino.
Una morte che era rimasta senza colpevoli e che proprio grazie alle rivelazioni di Pradissitto, diventato nel frattempo collaboratore di giustizia, ha consentito ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di riaprire l'indagine e portare sul banco degli imputati altre quattro persone. Il 33ene pentito è comparso nei giorni scorsi davanti al gup al quale il pubblico ministero Luigia Spinelli aveva chiesto una condanna a sei anni ma il giudice lo ha riconosciuto colpevole di omicidio volontario con l'aggravante del metodo mafioso e pur concedendogli le attenuanti quale collaboratore di giustizia lo ha condannato a 9 anni di carcere. E proprio ieri davanti alla Corte di assise di Latina presieduta da Gian Luca Soana si è celebrata una nuova udienza del processo a carico degli altri imputati - Simone Grenga, Ferdinando Ciarelli detto Macù, Antoniogiorgio Ciarelli e Ferdinando Di Silvio detto Pupetto accusati di omicidio volontario aggravato dalle modalità mafiose. Ad essere ascoltato Pradissitto che, in collegamento dal carcere dove è detenuto, ha ricostruito le modalità dell'esecuzione ribadendo, come aveva già fatto peraltro Renato Pugliese, che a sparare alcuni colpi di pistola alle spalle uccidendo Moro fu Simone Grenga. «Quella sera - ha raccontato partì un commando di due auto e uno scooterone, mezzi a bordo dei quali c'erano, oltre a me, Antongiorgio Ciarelli, Pupetto, Grenga e Macù».


Il gruppo si era dato appuntamento nei pressi di casa di Massimiliano Moro e mentre gli altri aspettavano in strada Grenga e Macù salirono in casa dalla vittima e, ha raccontato riferendo ciò che lo stesso Grenga aveva detto «dopo qualche minuto di chiacchiere con Moro appena ha avuto l'opportunità Simone ha sparato alle spalle. Poi è uscito dal portone e passando di fianco alla macchina dove mi trovavo ha detto che era tutto a posto». Ha inoltre confermato di avere visto la pistola del killer. Il collaboratore ha anche sottolineato come quell'alleanza tra i Di Silvio e i Ciarelli, nata per contrastare l'espandersi delle attività del gruppo di Moro, era durata poco. Le rivalità tra le due famiglie rom erano infatti riesplose a breve.
 

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