Olimpia, tutti scarcerati dal tribunale del Riesame

Olimpia, tutti scarcerati dal tribunale del Riesame
di Marco Cusumano
3 Minuti di Lettura
Martedì 29 Novembre 2016, 10:43 - Ultimo aggiornamento: 14:21
La notizia si diffonde intorno alle 16,30 ma non è ancora ufficiale: tutti scarcerati, ordinanza annullata. Il tribunale del Riesame colpisce al cuore l'inchiesta Olimpia annullando l'accusa di associazione per delinquere, quella più grave che teneva in piedi l'ipotesi di un Sistema Latina in grado di controllare diversi settori. Non è un'assoluzione, naturalmente, ma un passaggio fondamentale nell'iter giudiziario. L'inchiesta resta in piedi, ma viene pesantemente minata nelle sue fondamenta. D'altronde era stato lo stesso procuratore capo Andrea De Gasperis a sottolineare che, senza l'associazione per delinquere, i reati singolarmente contestati hanno una «scarsa rilevanza sanzionatoria». Tradotto significa pene contenute ed elevato rischio di prescrizione.

Poco prima delle 19 escono dal carcere di Latina Giuseppe Di Rubbo, Luca Baldini e Massimo Riccardo. I primi due non commentano, Di Rubbo cede al nervosismo e se la prende con i cronisti, mentre il costruttore Riccardo ironizza sorridente: «Sono stato benissimo!». Poi la compagna lo invita a tacere e lo allontana dai cronisti.
Per gli avvocati degli indagati è una vittoria notevole. Renato Archidiacono, difensore di Malvaso, va dritto al nocciolo: «Ci era sembrato subito che fosse fuori questione qualsiasi ipotesi associativa, a questo punto speriamo che la Procura di Latina proceda a una rivalutazione del fascicolo e a una rapida richiesta di archiviazione».

«Non commento mai i provvedimenti - spiega Leone Zeppieri, difensore dell'architetto Luca Baldini - evidentemente il Riesame ha ritenuto convincenti le deduzioni difensive. Non ci sono gli elementi per contestare l'associazione per delinquere rispetto agli episodi contestati al mio assistito».

Luca Melegari e Daniele Giordano, difensori di Massimo Riccardo, aggiungono: «Riteniamo che il Riesame abbia fatto un'operazione di verifica non solo sulle esigenze cautelari ma anche sui gravi indizi di colpevolezza valutando i reati singolarmente. Così come abbiamo accettato serenamente l'ordinanza di arresto, adesso valutiamo con soddisfazione l'esito del Riesame».

I legali, durante la lunga udienza di giovedì, avevano sostenuto la carenza di gravi indizi di colpevolezza, ma soprattutto la mancanza delle indicazioni precise circa i ruoli dei singoli affiliati, ma anche in merito al modo in cui l'associazione sarebbe strutturata e organizzata per compiere i reati. I difensori hanno sostenuto l'assenza degli «elementi minimi richiesti per la configurabilità del delitto di associazione per delinquere». In pratica mancherebbe l'indicazione dei promotori dell'organizzazione che andrebbero distinti dai partecipi del sodalizio criminale, secondo quanto ampiamente sottolineato da diverse sentenze. Contestata anche la mancanza di una descrizione dettagliata della struttura dell'organizzazione e delle modalità con le quali agiva.

Difficile immaginare quale di queste posizioni sia stata sposata dai giudici. Per saperlo occorrerà attendere le motivazioni della decisione, il termine massimo è di 45 giorni. Ieri è stato depositato soltanto uno scarno dispositivo di due pagine nel quale si dispone l'annullamento dell'ordinanza per Di Giorgi, Monti, Di Rubbo, Malvaso, Baldini, Andrea Capozzi e Riccardo. Solo per Monti è stata disposta la sospensione dai pubblici uffici per un anno. Non tutte le accuse tuttavia sono state bocciate dai giudici. Restano infatti in piedi i capi di imputazione relativi ai lavori nello stadio Francioni, ai piani urbanistici e ad alcuni singoli episodi.

In udienza di Riesame il sostituto procuratore Giuseppe Miliano aveva depositato una memoria di circa 60 pagine con una serie di elementi che riguardano la parte dell'urbanistica, in particolare il caso dei Print. Gli strumenti (poi sospesi) prevedevano circa 1,8 milioni di metri cubi con intere nuove aree da edificare per un valore complessivo di circa 140 milioni.
L'indagine della Procura proseguirà, ma di certo la frenata imposta dal Riesame potrebbe avere conseguenze importanti.

Marco Cusumano
© RIPRODUZIONE RISERVATA