Latina, dopo lo sgombero via al progetto
"La casa dei papà"

Il palazzo in via Scipione l'Africano che ospita gli appartamenti della Casa dei Papà
di Andrea Apruzzese
2 Minuti di Lettura
Giovedì 4 Febbraio 2016, 10:21
LATINA – Dopo lo sgombero dagli abusivi, subito il bando per la riassegnazione. Il Comune di Latina dà il via alla Casa dei papà separati: il commissario, Giacomo Barbato, ha approvato i criteri per le graduatorie delle stanze negli appartamenti di via Scipione l’Africano, sgomberati a novembre con un’operazione della Questura. La vicenda andava avanti da anni: grazie a un finanziamento regionale da 220mila euro ottenuto nel 2011, e grazie anche a una partecipazione nel comparto edificatorio, in quel palazzo il Comune aveva avuto diritto a tre appartamenti, uno da 110 metri quadri e due da 55 metri quadri. Un fine nobile: dare una casa ai papà che, a seguito di separazione, vengono a trovarsi in precarietà economica, relazionale e abitativa, da cui derivino ulteriori rischi di deterioramento del rapporto con i figli. In pratica, si rivolge ai papà che hanno bisogno di una casa, soprattutto in cui ricevere i figli, per il tempo strettamente necessario all’uscita dalla fase di emergenza, attraverso un percorso di accompagnamento. Due appartamenti però furono occupati abusivamente: il primo, da un esponente di un clan nomade, che, dopo avere avuto la notifica di sgombero, fece anche ricorso al Tar. Ora Barbato ha approvato i criteri per l’assegnazione. Intanto, i requisiti: i papà devono essere in possesso di provvedimento di separazione, con uno o più figli, minori o maggiorenni non indipendenti, e possono presentare domanda anche i soggetti appartenenti a coppie di fatto (conviventi more uxorio). Bisogna essere residenti a Latina, in regola con le quote di mantenimento, avere un Isee non superiore a 16.420 euro, non avere procedimenti penali in corso. E, ovviamente, non bisogna avere una casa. Per le graduatorie, i punteggi andranno in base a fasce di reddito netto, valore Isee, numero di figli. Gli assegnatari sottoscriveranno con il Comune un atto di concessione per 12 mesi, rinnovabili a giudizio dei Servizi sociali. Avranno uso esclusivo di una camera da letto con due letti singoli, uno per il richiedente e uno per l’ospitalità periodica del figlio, e l’uso promiscuo, con gli altri occupanti della casa, del bagno, della cucina, del soggiorno, dell’ingresso. Le utenze sono a carico del Comune, ma l’assegnatario comunque corrisponderà una quota, in base al reddito (da zero a 200 euro al mese).
© RIPRODUZIONE RISERVATA