Desyrée Amato, la ex di Christian Sodano: «Mi ha dato la caccia sfondando le porte. Lui mi ha detto: sparami tu»

La drammatica testimonianza della ex di Sodano: «Non voleva che lo lasciassi. Mi sono rifugiata in bagno, poi nella legnaia»

Desyrée Amato, la ex del killer Sodano: «Mi ha dato la caccia sfondando le porte. Lui mi ha detto: sparami tu»
di Vittorio Buongiorno, inviato a Latina
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Mercoledì 14 Febbraio 2024, 23:57 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 10:10

«L’ho visto tornare verso la porta di casa con la pistola. Allora ho cominciato a urlare con tutto il fiato che avevo in corpo e sono scappata». Comincia così il racconto della la tragedia nella casa della famiglia Amato in via dei Monti Lepini, alle porte del quartiere San Valentino a Cisterna. I palazzoni da una parte, la campagna dall’altra. In mezzo la villetta.

L’ORRORE

Desyrée Amato, 22 anni, in lacrime racconta agli inquirenti cosa è accaduto martedì pomeriggio. Un giorno come tanti fino a quel preciso istante. La madre e la sorella della ragazza sentono le urla e corrono. «Ha sparato prima a Renée, poi a mamma. Tanti colpi, quattro mi sembra di ricordare». La ragazza è provata, ma trova la forza per riferire ogni dettaglio agli investigatori della Squadra Mobile e del commissariato di polizia di Cisterna che sono volati a salvarla, recuperandola nel distributore di benzina dove si era nascosta, al riparo dalla furia omicida di Christian Sodano, 27 anni.

Le ultime 24 ore erano state tutto un andirivieni di alti e bassi. «Lo volevo lasciare, lui non voleva», racconta Desyrée. «Ci conoscevamo da nove mesi, più o meno - racconta - Da cinque stavamo insieme, ma negli ultimi due le cose non andavano più bene e avevo deciso di lasciarlo». Lui però non si voleva arrendere. È la stessa scena che si ripete ogni volta, ogni maledetta volta che un uomo, o un ragazzo, non sanno accettare la fine di una storia e impugnano, quando la hanno, una pistola. Christian Sodano ce l’aveva, l’arma di ordinanza con 17 colpi nel caricatore. «Ma non l’aveva con sé - dice la ragazza - me ne sarei accorta. Aveva indosso una maglietta e l’avrei vista. Aveva anche un giubbotto e quando l’ho preso per darglielo non l’ho sentito pesante». Infatti la pistola era in auto.

Cristian Sodano: «Sono tornato a sparare a Renée per non farla soffrire». Il finanziere interrogato: «Non volevo uccidere Desyrée»

LA STORIA FINITA

Già dal giorno prima questa storia aveva imboccato il piano inclinato da cui non si torna indietro: tutto comincia a scivolare. Desyrée Amato racconta che già 24 ore prima aveva provato a spiegare al fidanzato che era giunta l’ora di prendere una decisione. «È meglio se ci lasciamo». Ma la risposta del 27enne, maresciallo della Guardia di Finanza in servizio al reparto aeronavale di Ostia, era stata brutale. «Faccio male a te e ai tuoi parenti. Poi mi uccido». Desyrée si era spaventata. L’aveva tranquillizzato e lui si era scusato. Era già successo. Per questo lei gli aveva chiesto di non portare più con sé la pistola quando andava a trovarla. Due settimane fa erano tornati da un viaggio a Cuba. Desyrée e la famiglia, Christian e degli amici degli Amato. Anche lì, alti e bassi. E al rientro la ragazza si era decisa a troncare. Martedì doveva essere il giorno giusto. «Gli ho detto che gli ridavo una maglietta e un anello che mi aveva regalato, per questo quando stavamo sulla porta sono rientrata, per andare a prendere la maglietta». Lui ci teneva a quei regali che le aveva fatto. E per questo è in quel momento che capisce che è finita sul serio e perde la testa.

 

UN GIORNO NORMALE

Qualche ora prima la situazione sembrava calma. «Aveva dormito sul divano da noi. Ha perso i genitori e gli zii erano fuori, eravamo preoccupati per lui, che facesse qualche stupidaggine, per questo era rimasto a dormire» ha raccontato Desyrée. Poi avevano mangiato tutti assieme, nella villetta. Mancava solamente, Giuseppe Amato, il papà di Desyrée e Renée, il marito di Nicoletta Zomparelli. Era uscito alle cinque come ogni mattina, per andare a fare il giro dei mercati. Il tempo fila via fino alle 17, quando tutto precipita. Desyrée vede il giovane finanziere tornare con la pistola. Urla. La sorella e la madre accorrono. Forse dicono: «Ma che sta succedendo?». O forse hanno già capito. Due colpi, poi altri due, madre e figlia crollano a terra. Se sono morte subito lo dirà l’autopsia.

LA FUGA

Desyrée si chiude in bagno. Urla e piange. Ma non è finita. Fuori dalla porta Christian è un ossesso. Urla frasi sconnesse. Ti uccido o forse mi uccido. Comincia a prendere a calci la porta. Sfonda il riquadro nella parte bassa. È un momento drammatico. Il legno si rompe. Desyrée è a terra, rannicchiata, si copre gli occhi con le mani. Improvvisamente cala il silenzio. Lei riapre e lo vede lì, seduto anche lui in terra. Che piagnucola. Lei invece per fortuna torna in sé. È una ballerina, un’atleta, è una ragazza in gamba. Schizza come una molla, si infila nel riquadro sfondato della porta, gli sguscia davanti e corre a rifugiarsi nella camera della sorella. Giusto uno sguardo indietro: vede Renée e la mamma a terra in un lago di sangue. Corre e si chiude dentro, ma non basta. Lui riesce ad entrare. Ha la pistola in mano. Desyrée deve aver pensato: adesso è finita. Invece no. Lui posa la pistola sul letto e le dice: «Sparami tu». «A quel punto sono fuggita di nuovo, ho scavalcato la finestra, ho cercato di scappare con la Yaris ma non c’era il telecomando del cancello. Ho provato a scappare con la mia macchina, ma non c’erano le chiavi». Vede che lui è di nuovo sull’uscio della villetta. Allora la 22enne corre dietro la casa. «Mi sono nascosta dietro la legnaia. L’ho sentito arrivare». 

L’INSEGUIMENTO

Desyrée resta immobile nel ripostiglio dove la famiglia tiene la legna per il camino. Sente Christian che si muove lì fuori, la cerca. La chiama: «De... De... esci non ti faccio niente». Lei se ne guarda bene. Anzi, scivola furtiva verso la recinzione, solleva la rete, struscia per terra col fiato in gola, si rialza e comincia a correre. È lì che sente altri spari, almeno altri due. Poi un’auto che parte sgommando. È l’Audi A3 scura con cui il finanziere era andato a casa Amato. La sua fuga durerà poco. Anche quella di Desyrée, per fortuna. La ragazza raggiunge il benzinaio, il gestore la vede arrivare. È sconvolta, sporca di terra, trema e piange. Le posa una coperta sulle spalle. Lei dice che ha paura. Mi vuole uccidere, dice. E lui la nasconde nel gabbiotto. Poi arrivano i poliziotti. È salva ma ha il cuore spezzato. Poco dopo, in commissariato a Cisterna, abbraccia suo padre. Un abbraccio forte e lungo. Sono disperati.

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