«L’esplorazione di Nardi e del suo team, in una zona contesa fra India, Pakistan e Cina e in cui non venivano concessi permessi da 16 anni - si legge in una nota - è durata circa quarantacinque giorni e ha riservato grandi soddisfazioni: sono state scalate e nominate alcune cime inviolate, in particolare una parete che è stata chiamata“Alison Peak” , in onore di Alison Hargreaves, l’alpinista britannica, madre di Tom e Kate, scomparsa sul K2 nel 1995».
Nardi, che è ambasciatore per i Diritti Umani nel Mondo, lancia «un messaggio a Cina, Pakistan e India perché trovino un accordo per far diventare il Kondus un parco mondiale aperto ad alpinisti ed escursionisti. L’obiettivo è duplice, permettere a queste zone meravigliose di crescere da un punto di vista turistico e garantire maggiore sicurezza a quelli che vengono in questa area. Mi piace l’idea che l’alpinismo abbia anche delle finalità più alte e diventi uno strumento di unione fra i popoli».
«Non è invece andata a buon fine la scalata dell’inviolata parete nord-est del Linksar - spiega la nota - Nardi e Ballard sono arrivati fino al Campo 3 posizionato a circa 6000 metri, da cui doveva partire l’assalto finale alla cima. Purtroppo le condizioni meteo si sono improvvisamente complicate e, smentendo quelle che erano le previsioni, una fitta nevicata ha bloccato i due alpinisti per quasi tre giorni. A quel punto, considerando anche che i permessi per stare in zona stavano scadendo (il termine era per il 5 settembre), Daniele e Tom hanno dovuto intraprendere la discesa, anche questa piuttosto complessa per via di una bufera di neve e per le numerose valanghe che hanno reso il rientro molto pericoloso».
«Non è stato facile prendere quella decisione - spiega Nardi - ma le condizioni meteo erano davvero proibitive. Rischio altissimo, la sfida alla montagna resti entro i limiti della sicurezza». Daniele Nardi rientrerà in Italia mercoledì prossimo, 13 settembre, e inizierà a progettare la sua prossima spedizione, in programma nel 2018.
© RIPRODUZIONE RISERVATA