«La situazione è drammatica». Gianluca Zamperlin non fa giri di parole. Anche quest'anno la produzione da 900 quintali di cocomeri per ettaro delle stagioni migliori se la sogna. Rossi, belli, freschi, dissetanti: proprio quello che ci vuole. Pardon, che ci vorrebbe. «La domanda c'è, eccome - dice Zampelrin, agricoltore da generazioni - Ma il caldo e la siccità sono ormai un problema serio» racconta. In agro pontino l'acqua sta già scarseggiando. Per due giorni a settimana è già vietato prelevare acqua dai canali per irrigare. La domenica e il mercoledì. «Proprio ieri abbiamo deciso che un giorno non bastava più, che il livello si abbassava troppo - racconta il direttore di Coldiretti Latina Carlo Picchi - e quindi si è deciso lo stop anche per il mercoledì. Sperando che basti per arrivare fino al dieci di agosto».
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Cinquanta giorni decisivi
A quella data mancano cinquanta lunghissimi giorni di caldo e, stando alle previsioni, senza maltempo e senza pioggia. «E in questa situazione non solo manca l'acqua, ma manca l'acqua buona» racconta Zamperlin. Che è essenziale per fare cocomeri di qualità. «Mi spiego, quando non piove la portata dei canali si riduce e in agropontino il mare finisce per entrare e l'acqua salata si mescola a quella dolce. La stessa cosa succede con i pozzi, senza piogge la falda si abbassa e la salinità aumenta». Ecco perché quest'anno, almeno per il momento in provincia di Latina e più in generale nel Lazio chi coltiva cocomeri e meloni sa che la produzione non andrà oltre il 50% rispetto alle attese. «Lo stiamo vedendo con le varietà precoci, superiamo abbondantemente il 50 per cento di produzione in meno».
Investimenti troppo onerosi
Le aziende avrebbero duvuto mettere in campo sistemi idrici di avanguardia, ma dopo due anni di pandemia, con una guerra in corso e con i costi altissimi di materie prime e carburanti agricoli mettere in piedi investimenti importanti per un migliore uso delle risorse idriche è impensabile. «Il mercato era potenzialmente buono, potevamo spuntare un prezzo più alto, ma oggi con poca acqua e non delle migliori i cocomeri saranno più piccoli e di minore qualità, in più i costi sono triplicati. Risultato: il mercato è buono è attivo, ma non possiamo sfruttarlo» dice amareggiato Zamperlin che produce cocomeri a Ostia Antica, a Pomezia e a Campoverde. «Non le nego - racconta - che siamo preoccupati seriamente, abbiamo fatto presente alle istituzioni e alla nostra associazione, la Coldiiretti che stiamo stiamo valutando di dare mandato a una agenzia per mettere in vendita le aziende. Sono un imprenditore agricolo di terza generazione, ma l'altro giorno ci siamo guardati con papà e ci siamo detti: limitiamo danni. Le ripeto, siamo preoccupati, le istizuzioni ascoltano e danno un aiuto per tamponare nell'immediato, ma qui abbiamo bisogno risposte e aiuti importanti a medio lungo termine».
Torniamo ai cocomeri. La pianta ha come scopo principale la conservazione della specie, ha la priorità di far maturare i semi, e quindi utilizza la poca acqua che c'è per questo fine. Risultato, il frutto passa in secondo piano, ecco perché il prodotto rischia di essere scadente, piccolo e poco commerciale. «A Ostia la produzione sembrava buona, ma alla raccolta si è capito che la pianta si era ripresa i nutrimenti del frutto lasciandolo seccare, ha fatto selezione. Per questo dovremmo irrigare di più e non possiamo, dovremmo avere acqua di buona qualità e non l'abbiamo».
E' lo scenario di questa estate 2022 in agro pontino. Un problema che riguarda non solo cocomeri e meloni ma tutta l'ortofrutta. «A preoccupare – precisa Coldiretti – è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo come il grano che fa segnare quest’anno un calo del 15% delle rese alla raccolta ma in gravissima difficoltà ci sono girasole, mais, e gli altri cereali ma anche i pascoli ormai secchi per l’alimentazione animale e ortaggi e frutta come gli agrumi al sud che hanno bisogno di irrigazione. A cambiare nelle campagne sono state anche le scelte di coltivazione con – evidenzia la Coldiretti – un calo stimato di diecimila ettari delle semine di riso. Per la frutta e in particolare i cocoMeri si prevede una riduzione che può arrivare anche al 30%».
Canali con pochissima acqua
La rete dei canali di bonifica da qui le aziende agricole prendono l'acqua è già in sofferenza. «Faremo di tutto per arrivare a non buttare produzioni - spiega il direttore di Coldiretti Carlo Picchi - ma se a luglio non pioverà come purtroppo sembra, l'acqua in alcuni punti potrebbe mancare. Ci sono canali che ci lasciano più tranquilli, poi c'è la zona di Fondi che è già sotto ai livelli degli anni passati ma ancora tiene. Purtroppo c'è poi la zona di Terracina e di Pontinia che ci preoccupa di più. Ci sono canali che interessanno 4-5 mila aziende agricole per 15 mila ettari di coltivazioni dove la situazione è critiica e le chiusure messe in campo per razionalizzare la poca acqua che c'è potrebbero non bastare». Al momento il canale più problematico è il Sisto Linea che attraversa i territori tra Pontinia e Terracina.
Stato di calamità
«Abbiamo chiesto lo stato di calamità, ma va detto che la situazione del Lazio - continua Picchi - è cmque migliore di quella del Nord Italia, e migliore di quella vissuta nel 2017. Nonostante ciò dobbiamo essere cauti. Facciamo appello a imprenditori agricoli e cittadini che usano l'acqua per irrigare giardini e orti della domenica: usatela con parsimonia, date priorità a chi campa di questo lavoro, se lo faremo tutti arriveremo ad agosto con danni contenuti, se ne abusiamo pensando solo a noi stessi a metà luglio saremo tutti a secco». E molte aziende saranno anche chiuse.
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