Treviso, 58enne pestato da alcuni adolescenti dopo aver difeso una donna. Il padre di uno degli aggressori: «Vorrei invitarlo a cena»

L'appello disperato del papà del 17enne: «Mio figlio non ha più rispetto per gli adulti, nemmeno per la polizia. Vorrei fare tanto, ma non so più cosa fare»

Treviso, pestato da alcuni adolescenti dopo aver preso le difese di una donna. Il padre di uno degli aggressori: «Vorrei invitarlo a cena»
di Valeria Lipparin
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Sabato 6 Aprile 2024, 22:26 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 12:45

Teppisti all’opera in pieno centro, a Treviso. Due minorenni, un 17enne e un 15enne, hanno dato vita a una decina di minuti di vera follia: hanno provocato e insultato una mamma, che camminava a braccetto con i suoi due figli. E poi hanno aggredito con calci e pugni un uomo, intervenuto a difendere la donna. Lanciandogli addosso anche un bidone della spazzatura. Poi hanno aggredito perfino due poliziotti, intervenuti per sedare la rissa. Gli agenti sono ricorsi a cure mediche in ospedale e hanno riportato prognosi di alcuni giorni. Così come l’uomo aggredito, pure lui in ospedale. Sono così scattate le manette ai polsi del 17enne, italiano, arrestato per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Mentre il 15enne, di origini straniere, è stato denunciato per lesioni aggravate. Il 17enne è stato accompagnato in un centro di prima accoglienza. 

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I fatti

A scatenare l’episodio di violenza urbana gratuita è stata la reprimenda della mamma 50enne. «Scendete dalla bici, qui si può passare solo a piedi» ha detto la donna, rivolta ai due ragazzini che scorrazzavano in Galleria Rialto in sella a una Pinarello da cross e a una bici da donna.

I due teppistelli si sono infiammati e hanno cominciato a insultarla pesantemente, impennando le bici davanti a lei, che cercava di scappare. In quel momento, in vicolo Rialto, passava Luca Gobbo, che vive in Svizzera ed è a Treviso per visitare i parenti. Non si è girato dall’altra parte. «Ho chiesto ai due bulletti se avessero un minimo di educazione - racconta, con un vistoso ematoma alla fronte e un taglio alla mano destra - Mi hanno preso in giro, alzando i toni e usando parolacce». Hanno fatto di più. Si sono abbassati i pantaloni facendo vedere il sedere. E poi hanno avviato un video col telefonino, riprendendo il “salvatore” e apostrofandolo con frasi oltraggiose. «È stato troppo - racconta l’uomo - Mi sono avvicinato ai bulletti e ho preso il cellulare di quello che mi stava filmando. Non pensavo che sarebbe finita in una rissa. Loro, si sono scatenati. In due contro uno. Mi hanno tirato una serie di pugni e schiaffi centrandomi in faccia e mi hanno aggredito fino a buttarmi a terra. Si sono quindi accaniti colpendomi ovunque, soprattutto in testa con i calci. E mi hanno scagliato addosso un bidone delle immondizie». Sono stati i camerieri di un ristorante a intervenire, mentre un commerciante ha chiamato la polizia. Gli agenti hanno tentato di calmare i ragazzi che hanno cominciato a insultarli, quindi li hanno aggrediti. Li hanno aggrediti, incuranti del fatto che indossavano la divisa. «Mi parevano sotto l’effetto di sostanze stupefacenti» racconta Gobbo che, dopo la rissa, è andato in pronto soccorso, così come hanno fatto i due agenti aggrediti. 

Le scuse

Il papà del 17enne racconta il suo senso di impotenza misto alla disperazione per aver tentato di costruire una famiglia unita, sana e avere fallito. E di trovarsi, invece, a dover fare i conti, giorno dopo giorno, con la devastazione. La definisce proprio così: «Siamo in mano agli assistenti sociali per mio figlio. Dico solo questo». In famiglia c’è anche una figlia. «Lei, per fortuna, non ha mai dato problemi» aggiunge l’uomo. «Il problema è che non c’è più rispetto. Mio figlio non ha più rispetto per gli adulti, nemmeno per la polizia, o per le forze dell’ordine. Non ha più rispetto per nessuno». Lo dice e le parole gli muoiono in gola. «Vorrei fare tanto. Non so più cosa fare. Sicuramente tutto è cominciato a scuola, da amicizie sbagliate, po non so cosa sia accaduto». Vorrei chiedere scusa all’uomo che è stato picchiato e invitarlo a cena».

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