Stupro Caivano, l'avvocato Pisani: «Le famiglie delle vittime sono minacciate dai boss»

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Caivano, l'avvocato Pisani: «Le famiglie delle vittime sono minacciate dai boss»
di Maria Chiara Aulisio
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Mercoledì 30 Agosto 2023, 12:08 - Ultimo aggiornamento: 12:11

Le domande ora sono queste: quanti altri "orchi" continuano a girare indisturbati al parco Verde, ma anche in tutte le altre periferie degradate d'Italia? Chi sono e dove sono i ragazzini che lo scorso luglio hanno stuprato più volte le due adolescenti di Caivano? Che altro dovrà ancora venire fuori? Il caso delle ragazzine abusate da una banda di coetanei è davvero la punta dell'iceberg di un fenomeno ben più vasto? Se lo chiedono in tanti, a cominciare da Angelo Pisani che dal giorno della denuncia ai carabinieri difende una delle due vittime delle violenze.


Avvocato, proviamo a dare delle risposte.
Cominciamo dalla banda di giovanissimi stupratori. C'è grande attesa per i provvedimenti che saranno presi nei loro confronti.
«Li stiamo aspettando da giorni: ogni minuto che passa c'è un bambino in più che corre dei rischi ma - mi chiedo - se fossero figli o nipoti della politica di turno non si interverrebbe subito come in ogni situazione di emergenza? La verità è che abbiamo un sistema normativo di prevenzione e repressione di questi reati inadeguato alla velocità dei tempi di internet e all'aggressività e alla ferocia della criminalità nei confronti dei minori».


Quindi?
«Non possiamo considerare "fascicoli" vicende come quelle di Caivano o di Palermo.

Storie così andrebbero trattate in maniera completamente diversa».


Quale secondo lei?
«Servono normative speciali, leggi ad hoc. Penso a un "codice azzurro" - come quello "rosso" per contrastare la violenza sulle donne - dedicato alla tutela dei bambini nell'ambito di una attività di repressione contro pedofilia e prostituzione».

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Torniamo al parco verde di Caivano.
«Se la notizia non fosse venuta fuori in maniera così dirompente sono abbastanza convinto che la politica avrebbe dimenticato o, peggio, fatto finta di non sapere che cosa accade nell'inferno del parco Verde. D'altronde da quando è morta la piccola Fortuna nel 2010 si sono consumate violenze e abusi di ogni tipo. E c'è un punto da chiarire: le aggressioni alle due ragazzine non sono iniziate nel parco Verde ma nel centralissimo corso Umberto di Caivano per proseguire nelle cosiddette aree bronx. Questo ci fa capire l'estensione di un fenomeno che va ben oltre i confini del parco».


A questo punto che altro c'è da aspettarsi?
«Dal racconto delle due ragazzine si era capito che già dallo scorso maggio erano in atto azioni criminali e di sfruttamento: oggi ci chiediamo quando verranno puniti i responsabili».


Serve una svolta?
«È necessaria. Bisogna lanciare un segnale forte, ci vuole il pugno di ferro altrimenti tutti i balordi del parco Verde, e non solo, si sentiranno autorizzati a fare quello vogliono tanto poi restano impuniti. Anche se - va detto - devo immaginare che tempi così lunghi siano proporzionati alla gravità dei fatti in esame».


D'altronde accadde la stessa cosa con la morte della piccola Fortuna. Era solo la punta dell'iceberg.
«Anche quel caso scoperchiò la pentola su ogni genere di nefandezze. Temo che sarà così anche stavolta.
In un libro che ho appena pubblicato - si intitola "Ho visto Chicca volare" - ho raccontato molti dettagli di quella vicenda, la seguii in qualità di legale della famiglia. Credo sia stata una delle esperienze più difficili della mia vita professionale. Ero convinto che non avrei mai visto niente di peggio e invece mi sono dovuto ricredere: questa storia per certi versi è anche più dolorosa».

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Giorgia Meloni ha dichiarato che il parco Verde va bonificato.
«Sì e anche al più presto. Fa ancora più male pensare che il teatro delle violenze sia stato un impianto sportivo abbandonato. Luogo destinato al gioco e all'educazione dei ragazzi».


La parte sana del parco Verde nel corso della manifestazione di ieri pomeriggio ha chiesto punizioni esemplari per gli stupratori.
«Hanno ragione. Ho raccolto ieri pomeriggio lo sfogo della famiglia: non possono più uscire, vengono minacciati quotidianamente, qualcuno ha fatto sparire anche il motorino del figlio. Serve tutela e sostegno psicofisico. La madre ha chiesto di parlare personalmente con la Meloni per raccontarle la sua verità senza intermediari. Lo ripeto ancora una volta: serve un codice "azzurro" a difesa dei minori: la tutela dei bambini non deve rappresentare un business per nessuno. Spero che il premier, dopo la visita al parco Verde, prenda a cuore questa proposta».

 

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