Strage di Erba, chiesta la revisione del processo. Il pg: «Olindo Romano e Rosa Bazzi innocenti, sono vittime di errore giudiziario»

Tarfusser deposita la richiesta di revisione sulla strage di Erba: «Bugie e false confessioni, una goccia di sangue la prova regina a favore dei due»

Strage di Erba, chiesta la revisione del processo a Olindo Romano e Rosa Bazzi. Il pg: «Vittime di errore giudiziario»
di Claudia Guasco
3 Minuti di Lettura
Sabato 15 Aprile 2023, 22:20 - Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 09:12

Cinquantotto pagine per chiedere di riaprire il caso sulla Strage di Erba. Olindo Romano e Rosa Bazzi stanno scontando l’ergastolo, tre gradi di giudizio hanno stabilito che sono stati loro, nel dicembre 2006, a massacrare a coltellate e con una spranga - per motivi legati a liti di vicinato - Raffaella Castagna, il figlio di 2 anni Youssef Marzouk, la nonna del piccolo Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Ma il sostituto procuratore della corte d’appello di Milano Cuno Tarfusser, nella richiesta di revisione, sostiene che marito e moglie sono innocenti e che la richiesta di un nuovo processo venga sollevata «in tutta coscienza, per amore di verità e di giustizia e per l’insopportabilità del pensiero che due persone, probabilmente vittime di errore giudiziario, stiano scontando l’ergastolo».

LE TRE PROVE
La richiesta avanzata da Tarfusser è legata a due delle quattro ipotesi previste dall’articolo 630 del codice di procedura penale, ovvero «la scoperta di nuove prove successivamente alla condanna tale da dimostrare che i condannati debbano essere prosciolti e che la condanna venne pronunciata in conseguenza anche di falsità in atti o in giudizio».

Oggi, a distanza di 17 anni, «la scienza è fortunatamente in grado di fornire da sola, ma soprattutto in unione alle numerose criticità in atti e non in atti, comunque mai valutati, quelle certezze scientifiche idonee a fare sgretolare i tre pilastri probatori su cui fondano la condanna all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi», scrive il sostituto pg. Il contesto in cui le tre prove - riconoscimento da parte del testimone oculare Mario Frigerio, la macchia di sangue trovata sul battitacco dell’auto di Olindo Romano, la confessione di marito e moglie - sono maturate è uno scenario che «definire “malato” è fare esercizio di eufemismo», si legge nell’atto. «Si tratta di considerazioni e di osservazioni che, se approfondite e valutate, avrebbero già sin dal giudizio di primo grado potuto portare a un diverso esito processuale, ma che oggi probabilmente da sole non avrebbero la forza necessaria per infrangere il giudicato».

SUGGESTIONI
Secondo Tarfusser «le dichiarazioni auto accusatorie» di Olindo e Rosa «sono da considerarsi false confessioni acquiescenti. Tali conclusioni si fondano sui più recenti e avanzati dati scientifici che corrispondono ai criteri che, se mancanti, rendono le confessioni, false confessioni». E poi c’è il riconoscimento effettuato dal testimone oculare Mario Frigerio, che nella strage di Erba ha perso la moglie Valeria Cherubini. Per il magistrato non è attendibile. «Il peggioramento della condizione psichica e i deficit cognitivi manifestati da Frigerio nel corso della degenza ospedaliera, le errate tecniche di intervista investigativa dense di numerosissime suggestioni su di lui attuate e la palese violazione di precise e note leggi scientifiche in materia di memoria e di riconoscimento di volti dimostrano in modo incontrovertibile che la memoria riguardante Olindo Romano quale suo aggressore è una falsa memoria e che Mario Frigerio era soggetto inidoneo a rendere valida testimonianza circa i fatti avvenuti la sera dell’11 dicembre 2006».

© RIPRODUZIONE RISERVATA