Il decreto conterrà il nome del nuovo commissario, le tempistiche – fissate per ora al 31 dicembre ma si punta a prevedere subito il rinnovo – e i margini d’azione, una pianificazione che sarà pluriennale. Il governo e la maggioranza stringono sul dossier siccità. Da una parte il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, dall’altra il vicepremier e responsabile del Mit Salvini. Un lavoro di raccordo che dovrebbe portare ad un provvedimento urgente sul tavolo del Consiglio dei ministri per martedì. Dopo la riunione della cabina di regia a palazzo Chigi di martedì c’è stata una riunione tecnica al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. Ed è emerso l’allarme sui fondi. Sul tavolo al momento ci sono meno di 5 miliardi, la richiesta è di arrivare entro tempi brevissimi ad almeno 10, se non di più. La Coldiretti ha quantificato in 6 miliardi di euro i danni provocati dalla mancanza di acqua sulla produzione agricola. «Il gioco vale la candela se non vogliamo un’ulteriore contrazione dell’economia in questo settore e cedere alla concorrenza degli altri Paesi», dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Morelli.
Siccità, c’è il commissario: poteri fino al 31 dicembre
I COSTI
L’attenzione si è focalizzata sull’analisi dei costi.
GLI INVESTIMENTI
Ma per fare tutto ciò – dicono dalla Lega – sono necessari investimenti straordinari. «Chiederò che ci siano anche i soldi. Altrimenti non se ne esce», ha detto Salvini, parlando ad un convegno Ambrosetti sull’acqua. «Stiamo pensando ad una campagna di comunicazione più impattante per attutire il fenomeno della crisi idrica», ha sostenuto. Apertura di cantieri e assunzioni di personale dedicato i primi passaggi valutati dal ministero. Il refrain è che occorre aumentare il numero di tecnici da dispiegare sul campo e pagarli di più, visto che – la denuncia di Salvini – «ci sono ingegneri che prendono 1600 euro al mese». Per fare un esempio, il dg del settore dighe, ingegnere già commissario di almeno otto opere, è prossimo alla pensione. Ma c’è anche un discorso aperto sui lavori da portare avanti. Altro esempio: i lavori sulla diga di Pietrarossa, la più grande incompiuta del sistema idrico siciliano, sono fermi da 1997. Ora la Regione ha dato il via libera ad un finanziamento da 82 milioni, ma oltre ai dubbi su cosa fare c’è da far fronte anche al problema della burocrazia che rallenta ulteriormente l’iter di ogni opera. «Ci vogliono procedure snelle», la richiesta di Salvini. Il primo stanziamento sarà di 700 milioni per 23 invasi. In aula il botta e risposta Meloni-Bonelli (Verdi): «Questi sono i sassi dell’Adige». La replica: «Non sono Mosé, non prosciugo i fiumi».
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