Andrea Rinaldo, il Nobel dell'acqua per la prima volta a un italiano: «Troviamo una via democratica all'uso del bene più prezioso» Azzurro del rugby, saggista, accademico dei Lincei

In agosto al cattedratico veneziano sarà consegnato il prestigioso riconoscimento Stockholm Water Prize. E' tra i fondatori dell'Ecoidrologia. Ha giocato contro gli All Blacks. Oggi la giornata mondiale dell'acqua

Andrea Rinaldo
di Paolo Ricci Bitti
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Mercoledì 22 Marzo 2023, 00:46 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 15:39

Una via democratica ed ecologica all'uso dell'acqua: può esservi qualcosa di più importante per un'umanità sempre più assetata e per un mondo sempre più desertificato? No, non c'è e per non perdersi mentre si cerca quella via ci si può affidare a scienziati come Andrea Rinaldo, primo accademico italiano al quale è stato assegnato il premio Nobel dell'acqua, come viene chiamato il prestigioso riconoscimento Stockholm Water Prize 2023 istituito dal 1991 dallo Stockholm International Water Institute (Siwi) in collaborazione con l'Accademia Reale Svedese delle Scienze. Un premio che arriva in coincidenza con l'odierna "giornata mondiale dell'acqua" voluta dall'Onu dal 1992 per ricordare che già tre miliardi di persone soffrono per la siccità causata dai cambiamenti climatici. 

Andrea Rinaldo e la memoria dell'acqua

 «L’acqua per me è casa: Venezia, dove sono nato e cresciuto. E l’acqua è famiglia: mio nonno aveva un’impresa di costruzioni marittime, mio padre, un fratello, mio suocero e mio cognato sono ingegneri idraulici come me, uno dei miei figli ha un dottorato in Ingegneria costiera. Il mio sogno era (ed è) di aiutare a salvare Venezia, la città che di acqua vive, ma di acqua rischia di morire». Così  Andrea Rinaldo, già rugbysta azzurro, racconta la sua passione per gli studi idraulici che, fin dall’alluvione del 1966 che ha vissuto dodicenne a Venezia, hanno guidato il suo siderale percorso accademico e di ricercatore portandolo al massimo riconoscimento mondiale del settore. 

Stockholm Water Prize

Dal 1991 lo Stockholm Water Prize viene assegnato a persone e organizzazioni per straordinari risultati legati al mondo dell'acqua.  «L’acqua è un bene di tutti – dice il docente, sposato, tre figli – essenziale: come scrive il poeta W.H Auden “a migliaia sono vissuti senza amore, non uno senz’acqua”. Le mie ricerche e quelle delle persone che in questi anni hanno lavorato con me, avevano e hanno come scopo quello di rendere equa la distribuzione dell’acqua per tutti (universa universis) nel contesto di una generale progressiva riduzione delle disuguaglianze sociali ed economiche e di una corretta percezione ecologica dei processi controllati dall’acqua. Nei luoghi dove è concentrato molto del mio lavoro di campo, l’Africa subsahariana, il Bangladesh, l’isola di Haiti, ma anche nei fiumi alpini in Svizzera, si percepisce chiaramente la necessità di ripensare la giustizia distributiva della gestione delle risorse idriche su scala globale. Quando viaggio nel Sud del mondo per studiare come si propagano le malattie portate dall’acqua, vedo che la distribuzione di acqua sicura è per pochi privilegiati, mentre tutti hanno un telefono cellulare. Cosí, quando diventa evidente che piani di gestione delle risorse idriche possono causare perdite di biodiversità o portare malattie debilitanti in aree che ne erano prive, è facile valutare l’impatto economico positivo sull’agricoltura, ma non lo è dare un valore ai servizi degli ecosistemi che perdiamo per sempre, o al vero costo dei ritardi cognitivi causati dalle malattie debilitanti. Tutto questo deve cambiare: oggi abbiamo gli strumenti per poter stimare quantitativamente il vero valore del capitale naturale, essenziale per valutare la vera ricchezza (o povertà) delle Nazioni. I miei studi sulle reti fluviali sono incentrati su piene, siccità e una giusta distribuzione dell’acqua, guardando alle forme naturali dei paesaggi fluviali come corridoi ecologici per specie, popolazioni e patogeni: una chiave potente per capire come funziona la natura».

Il premio

Il premio sarà consegnato all'ingenere idraulico, rugbysta azzurro e scrittore veneziano il 28 agosto nella sala d'oro della City Hall di Stoccolma alla presenza del Re Carlo XVI Gustavo di Svezia, patrono del premio. Proprio per la collaborazione fra il Siwi e l'Accademia Reale Svedese delle Scienze il riconoscimento è stato ribattezzato 'Nobel dell'Acqua'. Il professore Andrea Rinaldo, 68 anni, accademico dei Lincei, direttore del Laboratory of Ecohydrology della École Polytechnique Fédérale Lausanne (Svizzera), presidente dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia e ordinario di Costruzioni idrauliche all'Università di Padova dove si è laureato con lode in Ingegneria civile idraulica nel 1978.

Libri, esami, mete e All Blacks

L'anno precedente lo studente veneziano aveva già messo a segno uno storico primato: grazie a 4 brillanti caps (presenze) nella nazionale di rugby in quello stesso 1977, il giocatore di ruolo "seconda linea" (i più alti della mischia, insomma) del Petrarca era stato convocato nella selezione italiana (XV del Presidente) per affrontare a Padova gli All Blacks, la nazionale della Nuova Zelanda che mai era stata sfidata da una selezione azzurra. Un Nobel per un giocatore italiano dell'epoca, quella convocazione, che corona una carriera in campo che comprende anche 3 scudetti con il club padovano di cui diventerà anche presidente. Una carriera ovale che Rinaldo definisce tutt'ora fondante nella sua vita di accademico che inizierà subito dopo il dottorato alla Purdue University a West Lafayette, nell'Indiana, i cui studenti sono chiamati boilermakers. Un'università di assoluta eccellenza chiamata anche "la culla degli astronauti" perché fra i suoi studenti figura un terzo degli astronauti dei primi decenni della Nasa fra quali anche Neil Armstrong. Questo per dire che alla Purdue, nella grande bacheca di legno con le scritte in oro dedicata agli studenti illustri, insieme al nome del primo uomo che camminò sulla Luna c'è anche quello di Andrea Rinaldo. 

Il saggio pedagogico

Fra i suoi scritti scientifici, citati decine di migliaia di volte e tradotti nelle lingue più diffuse, figura anche l'innovativo saggio "Del rugby. Verso un'ecologia della palla ovale" (Marsilio, 2017) che rappresenta un'importante, inedito e appassionante strumento educativo non vincolato solo al mondo del rugby, ma a quello dello sport in generale. Un testo in cui si ritrovano principi e attitudini per vivere l'impegno sportivo di ogni livello in maniera professionale quanto a impegno e dedizione, ma senza che l'ambizione allo sport professionistico (sport come professione) precluda una parallela formazione scolastica o tecnica che si rivelerà poi indispensabile quando la parentesi agonistica volgerà al termine. Una sorprendente ed efficace prova di eclettismo, questo saggio.    

 

La copertina del saggio pedagogico-sociologico e sportivo scritto da Andrea Rinaldo nel 2017 (Marsilio Editore)

 

La telefonata

«La comunicazione di essere risultato il vincitore dello Stockholm Water Prize mi ha raggiunto mentre mi trovavo in viaggio su un treno da Domodossola a Milano.

La segreteria generale dello Stockholm International Water Insitute mi ha chiamato proprio mentre entravamo nelle molte gallerie di quella linea, dove il telefono non risulta raggiungibile. Ho passato un paio d’ore sulle spine, senza sapere esattamente quale fosse il contenuto della telefonata che si era interrotta. Quando finalmente ho avuto la conferma del Premio, si può immaginare la mia emozione», racconta Rinaldo.

Le ricerche

La ricerca di Andrea Rinaldo ha delineato un quadro ecoidrologico integrato, che fonde studi sperimentali di laboratorio, lavoro empirico di campo e sviluppi teorici che si sono concentrate sui controlli idrologici delle comunità vive (uomo incluso), che hanno contribuito in modo sostanziale alla comprensione dell’origine dinamica di forma e funzione delle reti fluviali. Questa funzione è rilevante per diversi processi fondamentali che controllano l’ecologia spaziale delle specie e la biodiversità nel bacino fluviale, la dinamica di popolazioni e delle “invasioni” biologiche di specie alloctone lungo i corsi d’acqua; e, non ultime, la diffusione e la demografia di malattie trasmesse dall’acqua, come il colera epidemico e la bilarzosi endemica per l’uomo, o le malattie renali, proliferative e letali, per i salmonidi. Rinaldo ha dimostrato che i processi ecologici dominanti nel paesaggio fluviale sono fortemente vincolati dall’idrologia e dalla matrice per le interazioni delle comunità vive, rendendole di fatto quantificabili. Ha dato un fondamentale contributo alla nascita e allo stabilirsi dell’Ecoidrologia come scienza autonoma a pieno titolo e assolutamente attuale, chiave di volta per la comprensione e la risoluzione di molteplici problemi controllati dalle acque del ciclo idrologico.

Dall'acqua al rugby

Rinaldo, tre volte campione d’Italia con il Petrarca Padova di cui è poi stato presidente, azzurro a numero 326 (4 caps e 10 presenze con la Nazionale maggiore dal 1976 al 1978), ha giocato a Padova nel 1977 contro gli All Blacks. E' dirigente nazionale della Federazione Italiana Rugby ed è nel Board of Directors della European Professional Club Rugby (EPCR). Ad Andrea Rinaldo piace ricordare che la sua etica del lavoro è nata proprio sul campo da rugby: «Il rugby è spietato. Il più preparato vince. È la tua spinta interiore nella preparazione al gesto atletico che fa tutta la differenza. Il risultato sportivo si ottiene come logica e diretta conseguenza del tuo lavoro, e il rugby, sport duro di contatto, educa alla resistenza alla fatica e al potere della determinazione. Questo si trasporta inevitabilmente nell’etica del lavoro dello scienziato».

Andrea Rinaldo, quarto in piedi da sinistra, nel XV del Presidente che a Padova nel 1977 tenne testa agli All Blacks (9-17) che mai avevano affrontato una selezione italiana

Le pubblicazioni

Numerosissime le pubblicazioni scientifiche, cui si affiancano alcuni libri, due dei quali nati dalla collaborazione con il collega Ignacio Rodriguez-Iturbe, (Stockholm Water Prize del 2002, mancato di recente), con il quale strinse un forte legame di ricerca e amicizia sin dal primo incontro all’Università di Genova in occasione di una lezione tenuta da Rodriguez-Iturbe dal titolo “Chaos in Rainfall”, che lo spinse a cambiare di colpo campo di ricerca. 

I complimenti

 

Marzio Innocenti, presidente della Fir: “E’ una giornata di grande gioia per tutto il rugby italiano che deve essere fiero di avere una figura come Andrea tra i propri rappresentanti. Ci rende incredibilmente orgogliosi che sia un rugbysta, nonché membro dell’Accademia dei Lincei, il primo italiano a ricevere il Stockolm Water Prize, a tutti gli effetti il premio Nobel per l’idraulica. Voglio esprimere al professor Rinaldo, cui mi lega una ultradecennale amicizia avviata proprio sui campi da rugby, il più grande apprezzamento personale e di tutto il Consiglio Federale per un traguardo che apporta prestigio non solo al mondo accademico italiano ed alla Fir, ma all’intero sistema sportivo del nostro Paese”.

«Mai come in questo periodo storico e in questi giorni di preoccupazione per la siccità, possiamo sentirci così onorati e orgogliosi che l’Accademia reale svedese delle Scienze abbia concesso il ‘Nobel dell’acqua’ a uno scienziato veneto. Al professor Rinaldo esprimo le più vive congratulazioni ed il plauso per il lavoro che sta portando avanti, riconosciuto ad un così alto livello internazionale - scrive il governatore Luca Zaia - Il lavoro del professor Rinaldo affinché l’acqua sia un bene alla portata di tutti assume oggi il valore di un grande richiamo e ci rammenta a tutti un impegno perché, come amo ripetere, l’acqua è vita; dobbiamo esserne tutti consapevoli. Oggi è una giornata importante per il Veneto perché un premio di così grande valore va a uno scienziato veneziano di nascita e docente a Padova, dove è ordinario di costruzioni idrauliche. In onore della carriera anche sportiva del protagonista, più volte campione nazionale di rugby, possiamo definirlo una meta fantastica”.

Il curriculum

Veneziano, classe 1954, Andrea Rinaldo si laurea cum laude all’Università di Padova in Ingegneria civile idraulica nel 1978; PhD a Purdue University nel 1983; Doctor 3 Honoris causa, Université Québec-Laval e INRS (2010). Dal 1986 è Ordinario di Costruzioni idrauliche, dal 1992 nell'Università di Padova. Oggi è anche Direttore del Laboratory of Ecohydrology della École Polytechnique Fédérale Lausanne (Svizzera), e Presidente dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia. Tra gli incarichi: Visiting Professor, Princeton University (2004-2006), Visiting Professor e Research Associate, Massachusetts Institute of Technology, (1992-2002), dal 2019 è Hagler Fellow dell'Institute of Advanced Studies di Texas A&M University e Neal E. Armstrong Distinguished Visiting Professor a Purdue University.  Socio di diverse Accademie e Istituti di cultura, fra cui la Royal Swedish Academy of Sciences (2006), la US National Academy of Engineering (2006), la US National Academy of Sciences (2011) e l’American Academy of Arts and Sciences (2018), e l'Accademia Nazionale dei Lincei (2016).

 
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