Sciopero medici e infermieri, a rischio 1,5 milioni di interventi e visite: prevista un'adesione del 50%

In piazza contro la Manovra: «Colpisce chi va in pensione»

Sciopero dei medici e infermieri, a rischio 1,5 milioni di interventi e visite: prevista un'adesione del 50%
di Graziella Melina
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Martedì 5 Dicembre 2023, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 6 Dicembre, 07:50

Se dopo diversi mesi di attesa oggi è finalmente il giorno designato per una visita medica o un intervento chirurgico, bisognerà pazientare ancora: da mezzanotte del 5 e per 24 ore, medici e infermieri incroceranno le braccia. Lo sciopero, proclamato da Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up, coinvolgerà il 50% dei sindacalizzati, che si dicono pronti a manifestare in massa contro la Manovra 2024. 

LE PRESTAZIONI

Centinaia gli striscioni e i volantini preparati per l’occasione, con su scritto: «La sanità pubblica non si svende, si difende!». Per i pazienti che hanno bisogno di una diagnosi o di una terapia, dunque, si chiudono le porte di ambulatori e sale chirurgiche: secondo i sindacati sono circa 1,5 milioni le prestazioni sanitarie a rischio, compresi gli esami di laboratorio, gli interventi chirurgici - circa 30mila quelli programmati che potrebbero essere rinviati -, le visite specialistiche (180mila) e gli esami radiografici (50mila). In ogni caso, saranno garantite le prestazioni d’urgenza. Il che vuol dire in sostanza che i pronto soccorso funzioneranno, anche se forse con meno medici rispetto al solito. E per coinvolgere i cittadini nella protesta, medici e infermieri scenderanno anche in piazza. Sono previste manifestazioni in tutta Italia: a Roma, in Piazza SS Apostoli alle 11.30, e poi anche a Torino, Genova, Bologna, Napoli, Palermo, Bolzano, Cagliari, Trieste, Udine. 
Le ragioni della protesta, in realtà, sono note da tempo. «La manovra finanziaria almeno fino a questo momento penalizza i medici che dovevano andare in pensione – puntualizza Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed –.

Abbiamo calcolato una decurtazione da 200 a 1200 euro al mese per tutta la vita. Senza contare poi che il finanziamento dedicato alla sanità non è strutturale: è vero, si parla di 3 miliardi di euro, ma 2,3 sono destinati per il rinnovo del contratto. Il resto, per un terzo va alle Regioni per abbattere le liste di attesa e due terzi al privato, sempre per la stessa ragione». La carenza dei medici è poi diventata insostenibile. «Nel frattempo, non si assumono medici, abbiamo il blocco del tetto di spesa fermo da 20 anni. È chiaro che il problema così non si risolve». Pierino Di Silverio, segretario dell’Anaao Assomed, intanto rassicura: «Oggi verranno bloccati di sicuro tutti i servizi che non rappresentano emergenza e l’urgenza. Teniamo a precisare che la rivendicazione che facciamo non riguarda solo l’aspetto economico, o il fatto che per smaltire le liste di attesa vengano stanziati altri fondi per orari extra, visto che già facciamo 60 ore a settimane. Ci preoccupa anche il disegno di legge della Lega che inasprisce le pene per i medici in caso di errore, addirittura prevedendo il carcere, e questo proprio mentre aspettavamo un riscontro dalla Commissione sulla depenalizzazione voluta dal ministro Nordio». 

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IL RECLUTAMENTO

Pronti a manifestare gli infermieri e le professioni sanitarie. «Non si può andare avanti senza che i professionisti siano valorizzati – continua a ripetere Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up –. I nostri colleghi se ne stanno andando negli Emirati arabi, o in Norvegia, non solo per gli stipendi più alti, ma anche perché lì trovano politiche inclusive. In 20 giorni, sono state più di 1800 le richieste alle agenzie che reclutano personale per lavorare all’estero. Mentre invece noi importiamo infermieri dall’India e dal Perù: senza avere certezza sulle loro capacità professionali, e pur sapendo che questi professionisti hanno grossi problemi di conoscenza della lingua italiana». 

Intanto, negli ospedali oggi il disagio è assicurato. «Certamente non ci sarà nessun servizio in urgenza scoperto – assicura Giovanni Migliore, presidente della Fiaso, la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere -. Per le visite e gli interventi saltati, si fa la riprogrammazione. In ogni caso, lo sciopero non è lo strumento corretto per salvaguardare la sanità pubblica». 
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