Puzza d’acqua «merza», marcia, in dialetto romagnolo. Da ieri la sentono distintamente anche gli abitanti di Ravenna. Quello stesso odore nauseabondo che attanaglia i paesi dell’entroterra che hanno visto strade e abitazioni sommerse dall’alluvione ora viene percepito anche in città, a dieci, trenta, cinquanta chilometri di distanza dall’epicentro dell’emergenza. Odore di fogna, che esala dai canali che scorrono lenti e si portano dietro il carico di acque limacciose, carcasse di piccoli e grandi animali, piante e detriti putridi. «Purtroppo è anche l’aria che viene da Fornace e dai paesi alluvionati - dice Rossella che abita in via Roma - Se non si farà qualcosa, qui ci sarà allarme sanitario». «Quest’estate con le zanzare ci divertiremo», le fa eco un amico. Una cartina d’epoca ricorda che molti paesi, Conselice, Lavazzola, Frascata, un tempo erano attracchi in acque paludose. E ora le “paludi” alluvionali che tardano a ritirarsi, a più di dieci giorni dal disastro, fanno molta paura.
L’INCUBO
Le aree del Delta del Po, ossia quelle settentrionali della Romagna, sono state in passato luogo di incubazione dei microrganismi a cui le zanzare tigri fanno da vettori per infezioni tropicali come dengue, zika, chikungunya.
LE VACCINAZIONI
Intanto prosegue la corsa alle vaccinazioni contro il tetano. Ieri mattina, 280 persone sono state vaccinate nel container sanitario posto al centro di Sant’Agata sul Santerno, paese in cui tutti i piani terra delle abitazioni e attività commerciali non sono agibili, altre cento sono state effettuate a partire dalle 13 a Conselice dove i cittadini si erano riversati fin dal mattino nonostante non fosse prevista l’inoculazione. Per domani nuove aperture straordinarie di postazioni vaccinali anche a Ravenna, Lugo e Faenza. Venerdì, invece, erano state fatte 635 antitetaniche tra Solarolo e Conselice, giovedì altre 700 nel territorio del Ravennate, tra i più colpiti. Tutto in via di prevenzione dal momento che le autorità sanitarie locali rassicurano che «non c’è alcuna epidemia in atto».
Ma chi nei territori vive guarda con sospetto le acque putride farsi sempre più scure. La temperatura calda (da ieri l’allerta meteo è passata da rossa ad arancione per il permanente rischio idraulico) non aiuta. Il servizio di Igiene Pubblica della Ausl ha diramato un vademecum per informare e prevenire possibili infezioni. Tra le principali indicazioni contenute quelle di indossare stivali e guanti, di evitare di toccarsi bocca, viso e occhi con mani non pulite, di lavare sempre le mani dopo ogni contatto con acqua e terreno, compreso animali bagnati e di proteggere lesioni ed escoriazioni. Infine, per ridurre il rischio di infezioni la raccomandazione è bere solo acqua potabile e sicura.
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