Ex capo della procura di Aosta a processo, il pm chiede condanna a tre anni

Ex capo della procura di Aosta a processo, il pm chiede condanna a tre anni
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Lunedì 18 Febbraio 2019, 22:40
MILANO Tre anni di carcere. È la condanna chiesta per l’ex procuratore di Aosta Pasquale Longarini, ora giudice civile al tribunale di Imperia, imputato per induzione indebita a dare o promettere utilità, rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento. La richiesta è stata avanzata nel corso del processo con rito abbreviato dal pm Giovanni Polizzi, che al gup Guido Salvini ha proposto due anni per l’imprenditore Gerardo Cuomo e due mesi per l’albergatore Sergio Barathier, che rispondono solo di induzione indebita.
FORMAGGI DAL CASEIFICIO
Il pm ha proposto la pena più alta (3 anni al netto dello sconto per il rito scelto) per Longarini ritenendo la continuazione dei reati di induzione indebita, di rivelazione di segreto d’ufficio e di favoreggiamento. Infatti il magistrato è accusato di avere aiutato Cuomo, nell’aprile 2015, «a eludere le investigazioni condotte dalla Dda di Torino» in un «procedimento penale» in «materia di criminalità organizzata, rivelandogli» di essere sottoposto a intercettazioni telefoniche. Per questo motivo l’imprenditore avrebbe interrotto le conversazioni con il boss Giuseppe Nirta, assassinato in Spagna nel giugno 2017. La pena più bassa (2 mesi di reclusione) è stata chiesta per il titolare dell’hotel Royal di Courmayeur Sergio Barathier, in quanto, secondo le indagini, sarebbe stato indotto da Longarini, che era pubblico ufficiale e stava trattando un procedimento penale a carico di Barathier per gravi reati fiscali (poi conclusosi con l’assoluzione), «a effettuare - si legge nel capo di imputazione - forniture di prodotti dal Caseificio valdostano», di proprietà di Cuomo. Per quest’ultimo, anche lui considerato «induttore» insieme al magistrato, il pm ha proposto due anni di carcere.
INFILTRAZIONI MAFIOSE
Nell’ambito del processo sono state acquisite - come chiesto dal pm Giovanni Polizzi - le circa 3.000 pagine dell’operazione “Geenna” sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta che, lo scorso 23 gennaio, ha portato a sedici arresti tra cui quello del presunto boss Bruno Nirta e di alcuni politici locali.
In particolare, questa è l’ipotesi della procura milanese, Longarini avrebbe avvisato l’imprenditore di essere sottoposto a intercettazioni telefoniche e, per questo motivo, Cuomo avrebbe interrotto le conversazioni proprio con il presunto boss Nirta. Oggi in aula l’avvocato Claudio Soro, difensore di Longarini, ha chiesto l’assoluzione dell’ex procuratore da tutte le accuse perché «il fatto non sussiste». Nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Milano Giusy Barbara, il magistrato aveva professato la sua «totale estraneità ai fatti contestati». Ha anche detto che tra lui e Cuomo c’era solo un «rapporto di conoscenza e amicizia che ha coinvolto anche le famiglie».
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