Cesare Romiti: il tifoso giallorosso nell'anima che finì per amare anche la Juve

Cesare Romiti: il tifoso giallorosso nell'anima che finì per amare anche la Juve
di Ugo Trani
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Martedì 18 Agosto 2020, 11:21 - Ultimo aggiornamento: 15:12

Si diverti e anche tanto quando, alla fine del campionato '80-81 vinto dalla Juve davanti alla Roma, il tifoso giallorosso più bianconero di sempre, Cesare Romiti, quando il presidente Dino Viola rispedì al mittente il righello inviatogli dal collega-rivale Giampiero Boniperti: «Un righello è per geometri, io sono Ingegnere. Serve più a lei che a me». Lo scudetto a Torino e non nella Capitale per il quel gol annullato il 10 maggio a Turone al Comunale. Questione di centimetri disse Viola e Boniperti che, da geometra, rispose con quel regalo su misura. Se ne parla ancora oggi, nonostante siano passati 39 anni. In primavera l'ultimo libro, racconto romantico e semiserio fatto dai ragazzi del muretto della Curva Sud. Titolo che centra il bersaglio: «Il gol di Turone era bono!»

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ANNI OTTANTA
Altro calcio e altra eleganza. In giacca e cravatta. Ironia, pure velenosa, da incorniciare. Dentro il campo e soprattutto fuori. Platinì contro Falcao, Trapattoni contro Liedholm e appunto Boniperti contro Viola. Juve-Roma fu il derby d'Italia all'inizio degli anni Ottanta. Romiti proprio all'alba di quel torneo ricevette, dai fratelli Gianni e Umberto Agnelli, i pieni poteri alla Fiat. Lui, romano non solo nel nome di Cesare e nato quattro anni prima del club giallorosso, faticò a nascondere il suo grande amore per la Roma nel lungo periodo passato a Torino e dentro casa Juve. Mai si sentì a disagio, però. Il legame forte e mai rinnegato con la sua squadra del cuore accostato alla partecipazione, accanto alla famiglia bianconera, al ciclo di Trapattoni che, un po come lui, ha dovuto restare a lungo allineato e coperto.
 



L'allenatore di Cusano Milanino conobbe alle Olimpiadi  la moglie Paola Miceli, tifosissima della Roma: a lei, anche da ct della Nazionale, impose il silenzio, senza negargli però la maglia di Totti, azzurra e giallorossa. Romiti trovò, a parole, la sua exit strategy. Con classe: «Io sono nato romanista ma nei 25 anni in cui sono stato a Torino sono diventato juventino: per me la Roma è come la moglie e la Juventus è come l'amante e quando arriva la passione vuoi più bene all'amante che alla moglie». Con Viola il rapporto più vero, con Sensi quello più complicato. Ma Romiti, pure dalla sua casa di Milano, è stato sempre presente. Accanto alla sua Roma, sin dai tempi di Testaccio.

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