CALTANISSETTA

Matteo Messina Denaro, confermato in appello l'ergastolo per le stragi del '92. «È stato uno dei mandanti»

Ancora una volta il boss, detenuto al 41 bis nel carcere de L'Aquila, ha scelto di non comparire in videocollegamento in udienza

Messina Denaro, Stragi '92: giudici in camera di consiglio per emettere la sentenza. In primo grado fu condannato all'ergastolo

Borsellino, La Russa: fu vile attacco al cuore dello Stato

«Un vile attacco al cuore dello Stato di fronte al quale il nostro Paese seppe però trovare la forza per reagire con orgoglio, coraggio e dignità». Lo ha detto in Aula al Senato il presidente Ignazio La Russa prendendo la parola per commemorare il 31/mo anniversario della strage di via D'Amelio in cui persero la vita il giudice antimafia Paolo Borsellino e gli agenti di scorta. «Sono tanti - ha aggiunto - i giovani che da quel 19 luglio, da quella rabbia e da quell'indignazione, si sono avvicinati all'impegno civico per sconfiggere la criminalità in tutti i campi».

La giornata e la sentenza

Ergastolo confermato per il boss mafioso Matteo Messina Denaro. Lo ha deciso la Corte d'Assise d'appello di Caltanissetta che ha confermato la sentenza di primo grado per il capomafia, accogliendo a richiesta della Procura generale nissena, rappresentata in aula dal Pg Antonino patti e dal sostituto Gaetano Bono. Messina Denaro ha rinunciato a collegarsi per ascoltare la sentenza. Nel corso della requisitoria, il Pg Patti aveva detto: «L'accusa che si muove a Matteo Messina Denaro è di avere deliberato, insieme ad altri mafiosi regionali, che rivestivano uguale carica, le stragi. Quindi ci occupiamo di un mandante, non di un esecutore». Mentre la sua legale, l'avvocata Adriana Vella, al termine dell'ultima udienza aveva chiesto l'assoluzione per Messina Denaro perché il boss, secondo lei, «non era ai vertici di Cosa nostra» del trapanese, quando fu deliberata la stagione stragista del 1992. E, quindi, «non ha partecipato alle riunioni deliberative delle stragi». Insomma, «non c'è prova» che il capomafia di Castelvetrano abbia dato «la sua adesione al piano stragista». Non solo. «Non ha avuto alcun ruolo nelle stragi, non ha messo a disposizione auto, armi o esplosivo». Lo ha ribadito ribadisce più volte, durante l'arringa difensiva, l'avvocata Adriana Vella, lo scorso 25 maggio prima di chiedere l'assoluzione per il capomafia. 

«Signori della Corte, vi dovete chiedere quando e se e in quale luogo l'imputato Messina Denaro ha prestato il consenso, ha dato la sua adesione al piano stragista. Questa è una lacuna che non è di scarso rilievo», ha ribadito la legale, che non ha nascosto la sua «emozione» perché si trova a rappresentare la difesa del boss «in un processo che fa la storia d'Italia». L'avvocata è stata nominata nella scorsa udienza, il 23 marzo, dalla Presidente della Corte d'assise d'appello di Caltanissetta, Maria Carmela Giannazzo, dopo che l'altro legale d'ufficio, l'avvocato Calogero Montante aveva presentato un certificato di malattia.

E la volta precedente aveva rinunciato un altro legale, la nipote del boss mafioso, Lorenza Guttadauro.

Il boss Matteo Messina Denaro nei giorni scorsi, dopo l'arringa difensiva, ha inviato alla sua legale d'ufficio, l'avvocata Adriana Vella, un telegramma per complimentarsi per il suo intervento in aula in Corte d'assise d'appello. Vella era subentrata al primo legale d'ufficio nominato dopo la rinuncia del difensore di fiducia del padrino, Lorenza Guttadauro che, per motivi organizzativi, aveva scelto di non assistere il boss. Nel telegramma Messina Denaro ha chiesto alla Vella la disponibilità ad avere un colloquio telefonico che poi non si è svolto. Oggi la conferma dell'ergastolo.

Messina Denaro, confermata la condanna all'ergastolo

La corte d'assise d'appello di Caltanissetta ha confermato la condanna all'ergastolo del boss Matteo Messina Denaro, accusato di essere stato uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via D'Amelio. Il collegio, presieduto dal giudice Maria Carmela Giannazzo, ha accolto la richiesta avanzata dai procuratori generali Antonino Patti, Fabiola Furnari e Gaetano Bono. Il padrino, difeso dall'avvocato d'ufficio Adriana Vella, ha rinunciato a collegarsi dal carcere in cui è detenuto per ascoltare il dispositivo.

Stragi '92, giudici in camera di consiglio

Sono entrati in camera di consiglio per emettere la sentenza i giudici della corte d'assise d'appello di Caltanisetta che processano il capomafia Matteo Messina Denaro per le stragi che costarono la vita ai giudici Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. In primo grado il padrino fu condannato all'ergastolo. Ancora una volta il boss, detenuto al 41 bis nel carcere de L'Aquila, ha scelto di non comparire in videocollegamento in udienza. L'accusa in aula è rappresentata dai pg Antonino Patti, Fabiola Furnari e Gaetano Bono.

Stragi '92, giudici in camera di consiglio

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