Licenziato per una bestemmia: «Il pc si bloccava, ho chiesto scusa. A 55 anni dove vado?»

«È uno schifo essere licenziato per questo, è vergognoso che accada per una bestemmia e una legge che risale al 1930»

Licenziato per una bestemmia: «Il pc si bloccava, ho chiesto scusa. A 55 anni dove vado?»
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Lunedì 4 Dicembre 2023, 18:43

È stato licenziato per una bestemmia che, racconta, è nata perché il computer «si bloccava di continuo». Franco, il lavoratore del call center di Bologna che ha perso il suo lavoro giovedì scorso per aver bestemmiato sul posto di lavoro, non si dà pace: «Una mattina i sistemi andavano a singhiozzo, si bloccavano di continuo, ed è un problema che capita spesso. All’ennesimo blocco mi sono innervosito e ho imprecato, alla mia scrivania. Solo che c’era una responsabile di Hera e ha sentito», il racconto a Repubblica. Intanto vanno avanti le proteste in via di Corticella, a Bologna: oggi è stato un giorno di sciopero e domani sarà la stessa cosa. «Franco domani potresti essere tu», si legge in uno dei tanti cartelli. E ancora: «Santi e madonne lasciateli stare: la vera blasfemia è la vostra ipocrisia», o «Welcome to Covisian 1930 d.C.» e «Colpirne uno per educarne cento».

Franco: «A 55 anni dove vado?»

«Io ho fatto tanti lavori nella mia vita – dice Franco, 55 anni – Ma questo è uno di quelli che hanno il carico di stress più elevato. È uno schifo essere licenziato per questo, è vergognoso che accada per una bestemmia e una legge che risale al 1930.

Ora impugnerò il licenziamento e vedremo come andrà, non ho paura di sporcarmi le mani per cercare un altro lavoro. Io non sono un ragazzino che bestemmia, sono una persona seria, non ho imprecato contro nessuno. Non hanno sentito ragioni e mi hanno detto che è una cosa che non possono far passare. In azienda si sta creando un clima di terrore. Io non sono tutelato dall'articolo 18 e questo fa il gioco dell'azienda. Può succedere di perdere la pazienza, ma non si può non avere neanche un minimo di possibilità di rimediare. Dio perdona, loro no. A loro non interessa capire con chi hanno a che fare, sono una multinazionale e per loro siamo numeri».

Scioperi e proteste

Otto ore di sciopero in mattinata, con protesta davanti alla sede dell'azienda in via Corticella a Bologna. E altre otto ore di sciopero già domani, con un ulteriore presidio. Sono le iniziative a sostegno del dipendente di Covisian, che gestisce in appalto il call-center di Hera, licenziato per aver bestemmiato durante il lavoro. Il dipendente ha impugnato il provvedimento davanti al giudice del Lavoro, ma i sindacati intanto proseguono con la mobilitazione: «Se non lo ritirano - spiega Gianluca Barletta di Slc Cgil - andremo avanti con tutte le iniziative. Per domani abbiamo cercato di coinvolgere il sindaco o un suo delegato. E se volesse venire il cardinal Zuppi al presidio, a testimoniare la sua solidarietà, saremmo contenti». Per ora Covisian «non si è fatta sentire» e lo sciopero ha avuto «un'adesione pressoché totale, anche con chi storicamente non aveva mai scioperato, ma si è sentito toccato da quanto successo a un collega: è venuto anche il segretario della Camera del lavoro Michele Bulgarelli, rsu di Hera, di aziende concorrenti di altri appalti e abbiamo cercato di sollecitare anche il committente», cioè Hera. Dalla contestazione disciplinare emerge infatti «che la committenza ha chiesto un confronto immediato con i responsabili operativi perché il referente Hera si è detto molto turbato dall'accaduto». Per il licenziamento, sottolinea il sindacalista, «è stato utilizzato un articolo previsto per condotte molto più gravi»

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