Il tentativo da parte di Gian Piero Gasperini di derubricare gli insulti razzisti della curva atalantina nei confronti di Vlahovic a semplice «maleducazione» non è piaciuto a nessuno. A cominciare dal ministro dello Sport, Andrea Abodi, che ha così commentato la vicenda: «Ognuno risponde alla propria coscienza, mi auguro che Gasperini rifletta su quelle affermazioni».
«Io penso - ha detto il ministro rispondendo alle domande dei giornalisti a Catania - che questo sia un fenomeno che non vada né sottovalutato, né bisogna farne una caricatura.
Le reazioni
Sulla stessa linea d'onda anche il presidente dell'Associazione allenatori, Renzo Ulivieri: «Se ci ripensasse un attimo, anche Gasperini probabilmente qualcosa correggerebbe», ha affermato il decano degli allenatori italiani, sottolineando che il tecnico atalantino ha forse preferito non andare allo scontro con la sua tifoseria.
Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, su Twitter ha scritto: «Cori contro Stankovic a Roma, contro Lukaku a Torino, contro Vlahovic a Milano e Bergamo. Non sono insulti qualsiasi, è razzismo ed è ora di darci un taglio. Io poi non sopporto di vedere la mia città sui giornali per figuracce come quella di ieri. Bergamo è altro e merita altro».
Cori contro Stankovic a Roma, contro Lukaku a Torino, contro Vlahovic a Milano e Bergamo. Non sono insulti qualsiasi, è razzismo ed è ora di darci un taglio.
Io poi non sopporto di vedere la mia città sui giornali per figuracce come quella di ieri. Bergamo è altro e merita altro— Giorgio Gori (@giorgio_gori) May 8, 2023
Il precedente con Koulibaly
Subito dopo la partita fra Atalanta e Juventus, Gasperini aveva provato a ridimensionare l'insulto «zingaro» rivolto a bianconero Dusan Vlahovic come un episodio di «maleducazione verso un singolo». Stessa tesi che portò avanti nel 2018 quando definì «un problema di educazione» i «buu» razzisti dello stadio di San Siro contro il giocatore del Napoli Kalidou Koulibaly: «Gli ululati, secondo me, non c'entrano nulla col razzismo. Il razzismo è un'altra cosa». Stavolta, però, l'opinione pubblica non è rimasta a guardare.