Il 22 giugno, tra i rovi in un burrone sulle colline forlivesi, a Civitella di Romagna, viene trovato il corpo decapitato di Franco Severi, un agricoltore di 53 anni. Una settimana dopo, nonostante ricerche meticolose in tutta la zona adiacente al casolare in cui l'uomo viveva da solo, la testa non è stata ancora trovata. Dall'autopsia è emerso che la decapitazione è stata eseguita con un taglio netto: forse è stata usata una motosega. Ma soprattutto ancora non è stato trovato l'assassino, neppure si sa dove Silvestri sia stato ucciso. Nella sua casa, molto isolata in una località chiamata Ca' Seggio a venti minuti dal centro abitato, a dieci da un agriturismo, non c'erano né tracce di sangue né di lotta. L'inchiesta fa segnare un solo elemento nuovo, ma non decisivo: la procura di Forlì sta indagando uno dei sei fratelli di Severi, un infermiere di Meldola, Daniele, con cui da anni la vittima aveva dei contenziosi. Tra i due c'erano state cause penali e civili per ragioni di soldi, ma soprattutto per la gestione del padre anziano, morto due anni fa. Gli altri cinque fratelli, erano tutti dalla parte di Franco. L'altro giorno una delle sorelle, Anna, ha scritto su Facebook: «Non posso ancora credere che non ci sei più, eri il fratello che tutti vorrebbero avere, quando avevo bisogno, eri sempre pronto a correre ed aiutarmi in tutto». E ha aggiunto: «Spero con tutto il cuore che tu non abbia sofferto. Cronaca di una morte annunciata, nessuno ci ha ascoltato». Sottinteso: sapevamo che qualcuno ce l'aveva con te e voleva farti del male.
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PERQUISIZIONI
L'altro giorno i carabinieri hanno eseguito una lunga e meticolosa perquisizione, durata molte ore, sia nell'abitazione di Daniele Severi sia nella sua automobile, una Fiat Panda.
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