Coronavirus, app Immuni, si parte il 18 maggio. Dati distrutti entro il 31 dicembre

Coronavirus, app Immuni, si parte il 18 maggio. Dati distrutti entro il 31 dicembre
di Simone Canettieri Rosario Dimito
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Giovedì 30 Aprile 2020, 10:56 - Ultimo aggiornamento: 20:09

La data: il debutto è atteso per metà maggio. Molto probabilmente il 18, secondo step della fase due. Il sistema: dovrà tenere conto del modello di Apple e Google ispirato alla decentralizzazione (nello specifico al protocollo DP-3T), con i dati conservati sui dispositivi degli utenti. Così la App Immuni entra nel vivo. Alcune certezze iniziano a prendere forma. Da un punto di vista tecnico l'applicazione non userà la geolocalizzazione ma traccerà solo «i contatti stretti», quindi userà il bluetooth. Come funzionerà nello specifico? Ogni dispositivo su cui è scaricata l'app genera un codice identificativo temporaneo e anonimo che viene scambiato tramite bluetooth con i dispositivi vicini (in base a parametri che saranno fissati). A intervalli di tempo i cellulari scaricano da un server, che da noi sarà a gestione pubblica molto probabilmente di Sogei, i codici dei cellulari di chi è risultato positivo.





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Se l'app ritrova questo codice all'interno della propria memoria fa apparire un messaggio a cura dell'autorità sanitaria. Il decreto prevede anche una piattaforma istituita presso il Ministero della Salute - in coordinamento con Protezione Civile, Iss e le strutture sanitarie pubbliche e private - che si occuperà degli «ulteriori adempimenti necessari al tracciamento dei contatti e per l'adozione di correlate misure di sanità pubblica e di cura».
Per la ministra dell'Innovazione Paola Pisano l'app funzionerà anche «se l'adotterà il 25-30%».
La nuova tecnologia per il tracciamento dei potenziali positivi avrà bisogno di un passaggio in Parlamento. Che coinciderà con la conversione del decreto legge approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri.

Da quando entrerà in funzione?
La App Immuni della società milanese Bending Spoons controllata da quattro amici, dovrebbe partire a metà maggio, quando verrà consegnata la versione definitiva. Come prevede il decreto, «norma di rango primario» per la sua legittimazione così come chiesto dal Parlamento e dal Garante della Privacy, la cancellazione dei dati contenuti all’interno deve tassativamente avvenire entro il 31 dicembre 2020. E’ una piattaforma gestita dal Ministero della Salute guidato da Roberto Speranza che si appoggerà ad un server pubblico, e servirà per il tracciamento del contagio da coronavirus.

Cosa succede se non si scarica?
Non è obbligatoria scaricarla da parte dei cittadini che quindi sono assolutamente liberi di farlo. Infatti viene ribadito che l’app sarà volontaria e non ci saranno limitazioni per chi non la scarica anche se la finalità è quella di contenere il virus. Verranno inoltre adottate «misure tecniche e organizzative per garantire un livello di sicurezza adeguato ai rischi per i diritti e le libertà degli interessati». Il decreto prevede ancora che i dati dovranno essere resi «anonimi» o se non è possibile «pseudonomizzati», dovranno essere cancellati per forza a fine anno e non possono essere utilizzati per finalità diverse da quella del tracciamento.

Dove finiranno i dati raccolti da Immuni?
Il sistema dovrebbe funzionare in questo modo: ogni dispositivo su cui è scaricata l’app genera un codice identificativo temporaneo e anonimo che viene scambiato tramite bluetooth con i dispositivi vicini (in base a parametri che saranno fissati). A intervalli di tempo, i cellulari scaricano da un server, che da noi sarà a gestione pubblica, molto probabilmente di Sogei, anche se c’è chi vorrebbe utilizzare Sia, la società dei servizi di pagamento, i codici dei cellulari di chi è risultato positivo. Se l’app ritrova questo codice all’interno della propria memoria fa apparire un messaggio a cura dell’autorità sanitaria.


Chi ha inventato questa applicazione?
Bending Spoons è la società scelta dal governo per l’utilizzo della app Immuni. Ai quattro amici-partner che hanno dato vita all’iniziativa (Luca Querella, Francesco Patarnello, Luca Ferrari, Matteo Danieli), dall’estate dello scorso anno si sono aggregati come soci di minoranza, sottoscrivendo azioni di categoria E, StarTip (braccio finanziario di Gianni Tamburi), H14, la holding facente capo a Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi, Nuo Capital, un fondo con capitale asiatico ma guidato da Tommaso Paoli (ex top manager di Banca Imi).

Come sarà garantito l'anonimato?
A intervalli di tempo i cellulari scaricano da un server, che da noi sarà a gestione pubblica molto probabilmente di Sogei, i codici dei cellulari di chi è risultato positivo. Se l’app ritrova questo codice all’interno della propria memoria fa apparire un messaggio a cura dell’autorità sanitaria. Non saranno previsti dispositivi di geocalizzazione. L’ app funzionerà anche se l’adotterà il 25-30% degli italiani. La società che ha inventato Immuni non avrà accesso ai dati e non disporrà della la proprietà dei codici. «Non sarà un diario clinico», spiegano dal ministero dell’Innovazione.


Il Parlamento avrà potere di intervento?
Ieri sera c’è stato il via libera del consiglio dei ministri all’app per il tracciamento. Il provvedimento era contenuto nel dl sulla giustizia carceraria. Per entrare in funzione Immuni avrà bisogno di una norma primaria. Dunque nelle prossime due settimane, le Camere dovranno esprimersi sulla nuova tecnologia. Non è escluso che il Parlamento aggiunga delle prescrizioni all’utilizzo di Immuni. E soprattutto che intervenga sulla gestione dei dati. Su questo tema, nei giorni scorsi, dentro la maggiora Italia Viva ha posto una serie di interrogativi.

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