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di Andrea Andrei

Coronavirus e app Immuni, chissà se ora ci riscopriremo tutti paladini della privacy

Coronavirus e app Immuni, chissà se ora ci riscopriremo tutti paladini della privacy
di Andrea Andrei
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Martedì 28 Aprile 2020, 22:13 - Ultimo aggiornamento: 22:16

Sarà molto interessante registrare la reazione degli italiani all'introduzione dell'app di tracciamento Immuni. Sarà di collaborazione o di rifiuto totale? Più che altro capiremo il livello di consapevolezza che i cittadini hanno della privacy e il valore che le danno. Immuni serve per tenere traccia delle persone contagiate e per monitorare con chi sono venute in contatto. Il fine è tenere sotto controllo la diffusione del virus ma anche proteggere i cittadini, avvertendoli se hanno ragione di preoccuparsi di essere stati contagiati. L'app è anonima e funziona solo con il bluetooth, e non con il gps: non rileva quindi dove la gente si sposta, ma solo con chi entra in contatto.

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Però Immuni è efficace solo se viene scaricata da tante persone, meglio se da tutti, e sarà difficile convincere tutti a utilizzarla. Un po' come Google Maps: se il navigatore è in grado di indicare traffico, lavori in corso, posti di blocco e altro, è perché quelle informazioni vengono prese dai tanti che usano la stessa app. Dov'è la differenza? Google utilizza il gps e conosce ogni spostamento di un utente, oltre ai suoi gusti e alle sue abitudini. Eppure, quando apriamo un account, spesso non pensiamo alle informazioni che condividiamo con un'azienda privata. Se non scaricheremo Immuni è perché riscopriremo il valore della privacy? Oppure perché ci fidiamo più di una multinazionale che dello Stato?

andrea.andrei@ilmessaggero.it

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