Calzature, si alza il sipario del Micam: torna in fiera con 1.205 espositori

Calzature, si alza il sipario del Micam: torna in fiera con 1.205 espositori
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Domenica 16 Febbraio 2020, 12:40
MILANO Attenzione ai contenuti di innovazione, tendenze e sostenibilità, senza perdere di vista i nuovi creativi. Sono questi gli elementi che caratterizzano il Salone internazionale della calzatura (Micam), la principale esposizione mondiale del settore che si terrà alla Fiera di Milano a Rho dal 16 al 19 febbraio. «La digitalizzazione dei processi produttivi, la sensibilità ai temi della sostenibilità nella filiera del fashion, insieme alla necessità di formare e accogliere nelle nostre aziende figure professionali aggiornate, costituiscono i tre temi che stanno cambiando il settore calzaturiero in tutto il mondo - osserva Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici e Micam - Per questo daremo forte risalto all’evoluzione in atto in tutti i comparti mostrando buone prassi da seguire e dando visibilità ai contesti creativi e produttivi che si stanno distinguendo per la capacità di guardare avanti».
LE INCOGNITE DEL SETTORE
All’edizione numero 89 di Micam parteciperanno 1.205 espositori, 577 dei quali esteri che presenteranno in anteprima le collezioni per l’autunno/inverno 2020/2021. «Ci aspettiamo ima flessione di visitatori del 5-7% dovuta essenzialmente ai buyer cinesi», anticipa Badon. In un momento delicato per i grandi eventi a causa della diffusione del coronavirus, «ci siamo attenuti alle indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità», aggiunge il presidente. Per il primo semestre la Camera della moda ha stimato un calo almeno dell’1,5% delle esportazioni italiane, mentre Milano Unica registra un -2% delle presenze. Per il 2020 sulle prospettive economiche del settore calzature «le incognite sono tantissime: dalla Libia all’escalation della tensione tra Usa e Iran, ai venti di protezionismo degli Stati Uniti, alla Brexit, all’emergenza sanitaria», riflette Badon. Massiccia come sempre, in ogni caso, sarà la partecipazione delle aziende calzaturiere marchigiane: 161, pari al 13,4% degli espositori e quasi un terzo delle 577 presenze italiane. Delle province di Fermo e Ascoli Piceno saranno presenti 106 imprese, 50 del maceratese e cinque da Ancona e Pesaro Urbino. Secondo Assocalzaturifici, nel 2019 il distretto marchigiano ha perso 122 imprese e 1.251 addetti ed è primo in Italia per numero di ore di cassa integrazione autorizzate: 2,7 milioni, un terzo del totale nazionale (+48%). «Non c’è nulla al mondo più del Micam che possa presentare a una platea internazionale le nostre calzature - afferma Gino Sabatini, presidente della Camera di commercio delle Marche - vorrei però che fosse l’occasione per dare concretezza definitiva al dossier made in Italy, considerata la presenza di qualificati esponenti del governo. Che senso ha parlare di belle scarpe prodotte in Italia se da dieci anni a questa parte le aziende chiudono e perdiamo manodopera che il mondo ci invidia?».
AGGREGAZIONE DELLE AZIENDE
Per Valentino Fenni, presidente dei calzaturieri di Confindustria Centro Adriatico, «è molto grave l’inversione di tendenza nella disponibilità di risorse per le attività a sostegno del made in Italy.
Nella finanziaria del 2019 erano previsti 120 milioni, in quella 2020 sono diventati 45 e nel bilancio 2021 caleranno a 40 milioni. Le criticità sono evidenti, ma c’è anche la volontà degli imprenditori di superare le ansie generate da un mercato interno ancora debole e da quello estero sul quale pesano le insicurezze, in particolare legate a fattori geopolitici e al protezionismo diffuso. Il tema Cina va affrontato con lucidità e visione, per trasformare la crisi in opportunità». Le necessità del settore, secondo Matteo Piervincenzi, presidente dei calzaturieri di Macerata, sono «incentivare la crescita dimensionale delle aziende tramite processi di aggregazione, maggiore attenzione alle esigenze delle nuove realtà produttive che lavorano per i marchi internazionali, promozione strutturata del prezioso patrimonio di competenze e delle peculiarità del distretto e del territorio attraverso la ShoesValley, lo sviluppo di opportunità legate alla dichiarazione di area di crisi industriale complessa, la creazione di una piattaforma e-commerce territoriale e, soprattutto, la formazione per aiutare le imprese a gestire il cambiamento e per proteggere e valorizzare il nostro made in Italy».
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