Fase2, a Roma riaprono i cimiteri, dal Verano a Prima Porta: è sos degrado

Roma, cumuli di rifiuti al cimitero di Santa Maria di Galeria
di Mirko Polisano
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Giovedì 7 Maggio 2020, 11:35

Una brutta sorpresa alla ripresa della Fase2, l'hanno trovata i parenti dei defunti che riposano nei cimiteri capitolini. Da Prima Porta al Verano, passando per quello di Santa Maria di Galeria è emergenza degrado e allarme zecche. Cassonetti stracolmi di rifiuti, erba incolta e infiltrazioni d'acqua nelle tombe. Lo scenario è preoccupante.  Il cimitero monumentale del Verano dopo la chiusura  imposta dalla sindaca Virginia Raggi è ancora disseminato di pericoli e disagi. Problemi anche a Prima Porta, dove durante il lockdown non si è provveduto a nessun intervento di manutenzione. «Ci sono infiltrazioni d'acqua nelle tombe - denuncia Lucia Tasinato che ogni giorno va a trovare i genitori - le lapidi sono addirittura bagnate. Per non parlare della pulizia. L'ultimo intervento è stato effettuato a metà novembre». 

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Non solo il Verano e il Flaminio: anche i cimiteri capitolini più piccoli soffrono incuria e abbandono. Come il caso del camposanto di Santa Maria di Galeria, quello a nord di Roma proprio al confine tra Municipio XIV e X, dove si registra la situazione più allarmante. A protestare è un gruppo di genitori che ogni giorno, pioggia o caldo, si ritrovano davanti ai loculi dei loro figli. 

«Alla riapertura speravamo di trovare questo "giardino" in condizioni decenti - spiega Annarita Lo Mastro, mamma del parà David Tobini - e invece c'è sporcizia ovunque e cassoni stracolmi di rifiuti. Una vera indecenza, oltre che una mancanza di rispetto». Una mancanza di rispetto, soprattutto, verso chi ha donato la sua giovane vita al servizio del Paese, come il caporal maggiore scelto caduto in Afghanistan nel 2011. Ma il Campidoglio, nonostante i vari solleciti, preferisce girarsi dall'altra parte. 

«Tutto questo è assurdo e vergognoso - le fa eco Silvana Geraldi, un'altra mamma che non c'è giorno che non vada a trovare suo figlio - Ci sono topi e zecche. Io stessa sono stata punta da una zecca. Mio figlio è in un fornetto, dove ci sono infiltrazioni d'acqua. Dove sono le istituzioni?». 

Il loro appello ora è alla sindaca di Roma, Virginia Raggi: «Venga qui a vedere in che condizioni stiamo», dice il gruppo di genitori. 

«Prima che scoppiasse la pandemia - racconta Antonello Sassu, papà di un ragazzo di 15 anni deceduto nel 2010 - siamo stati tre mesi senza acqua. Le piante, alte 30 metri, sono senza potature e necessitano di un intervento di sfoltimento. Non c'è un responsabile a cui rivolgersi. Ogni volta assistiamo al solito rimpallo di competenze. Vengo qui per mettermi in pace con l'anima e puntualmente vado via con il cuore pieno di rabbia». 
 

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