Sapienza, rave illegali: verso il processo i ventidue antagonisti

Gli organizzatori del Teppa Fest, che si è svolto nel cortile dell’ateneo ad aprile 2018, sono accusati di violenza privata
di Michela Allegri
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Martedì 21 Gennaio 2020, 09:59 - Ultimo aggiornamento: 12:48

Feste non autorizzate andate avanti fino all’alba. Un palco allestito abusivamente nel cortile dell’università, fiumi di alcol introdotti a bordo di due furgoni, fatti entrare bloccando le fotocellule dei cancelli automatici. Ancora: l’ingresso principale tenuto aperto grazie a una catena e i muri dell’ateneo tappezzati di volantini e di scritte fatte con bombolette spray. Ora, per il Teppa Fest del 2018 - la manifestazione ogni anno ha luogo sul pratone della Minerva - in 22 rischiano di finire sotto processo. Il pm Erminio Amelio ha notificato loro un avviso di conclusione delle indagini, con l’accusa di violenza privata: nel capo di imputazione si legge che avrebbero organizzato la festa abusiva e, poi, costretto il personale di vigilanza dell’università La Sapienza a «tollerare lo svolgimento della manifestazione non autorizzata dal rettore», alla quale avevano preso parte circa 500 persone.

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La festa finita nel mirino della procura e della Digos - che ha svolto le indagini - è iniziata alle 16 del 20 aprile 2018 ed è finita la mattina successiva. Da quel giorno ci sono stati molti altri eventi e uno ha avuto un epilogo tragico: la notte del 21 giugno scorso Francesco Ginese, 26 anni, è morto mentre tentava di scavalcare uno dei cancelli dell’ateneo.

Ma i rave alla Sapienza erano già da tempo sotto la lente della procura. Quello sul concerto del marzo 2018 è il primo di una serie di fascicoli sui party non autorizzati. A fare scattare l’indagine, una denuncia del rettore. Per l’accusa, i giovani organizzatori avrebbero letteralmente occupato gli spazi dell’ateneo. Prima, avrebbero bloccato le fotocellule delle barre a livello di uno dei cancelli, impedendone la chiusura, per fare entrare due furgoni carichi di birre da mettere in vendita e di attrezzature. Poi, avrebbero allestito un palco e avrebbero attaccato ai muri decine di manifesti per pubblicizzare il Teppa fest. Il tutto senza autorizzazione.

Avrebbero anche allestito una cassa davanti all’ingresso principale, che si affaccia su piazzale Aldo Moro: un banchetto per controllare il flusso in entrata e in uscita e per riscuotere il prezzo del biglietto. «Tutte condotte - specifica il pm nel capo di imputazione - necessarie per la riuscita dell’evento non autorizzato». Subito dopo il rave, l’ateneo aveva preso le distanze con una nota: «L’iniziativa non era autorizzata, era abusiva ed è stata prontamente denunciata». Un mese dopo era stata organizzata un’altra festa. In quell’occasione, però, il personale di vigilanza all’ateneo era riuscito a bloccare le porte di accesso.

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