Cecilia Frosinini, la storica dell’arte che ha diretto il restauro ha riassunto il lungo lavoro svolto: «Finalmente un affresco rinascimentale ha recuperato quella splendida trasparenza dei colori che è tipica della bellissima tecnica di cui ci parlano Cennino Cennini, Vasari e che faceva anche inginocchiare Michelangelo, il quale si rifiutò di dipingere ad olio la Cappella Sistina, proprio perché niente come l’affresco avrebbe potuto restituire le trasparenze: è la capacità del genio dell’artista quella di far arrivare la luce dal retro. Si sfrutta il candore dell’intonaco per suggerire una luce diffusa, non solo quella frontale che illumina le figure, ma una luce che viene dall’interno».
La ripulitura ha portato alla luce nuovi aspetti di questo affresco che segna la storia dell'arte. Innanzitutto la conferma che l’affresco sia stato strappato dalla parete di un ignoto palazzo, per essere poi collocato dove oggi lo ammiriamo; novità anche in merito alla datazione, in passato collocata tra 1440 e il 1465: sulla base di nuovi studi d’archivio condotti durante i lavori si è ipotizzato di posticiparla al 1470. «Studiando le vicissitudini storiche e istituzionali della città – spiega la direttrice dei lavori - è stato possibile ipotizzare una data più avanzata, collocando l’opera ai tempi dei tentativi della signoria di Firenze d rendere una autonomia alla città di Sansepolcro istituendo un gonfaloniere di giustizia nativo della città di Sansepolcro e assicurando così una resurrezione a quelli che erano gli ordinamenti repubblicani della città».
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