L’idea di competere sul ghiaccio pensando che la Giamaica poteva disporre di grandi frenatori, atleti che provengono spesso dall’atletica, è stata di Devos Harris che, dopo aver raccolto gli incitamenti di un uomo d’affari del Paese l’anno precedente, in quel lontano 1988 si è rivolto all’esercito per allestire una squadra. Il team ha suscitato curiosità pur non facendo bene in pista: si è cappottato. È andata un poco meglio nel ’92 ad Albertville quando la Giamaica si è lasciata alle spalle quattro squadre mentre due anni dopo, a Lillehammer, ha chiuso al 14esimo posto (e decimo con il bob a due).
IL RITORNO DOPO 12 ANNI
Adesso il bob giamaicano, dopo cinque presenze di fila, dal 1988 al 2002 (dove c’erano anche le donne), torna sul ghiaccio olimpico. Artefice della storia è il pilota Wiston Watts, 46 anni, entusiasta per l’avventura che lo ha visto al centro della storia. Ha chiamato Marvin Dixon, un ex velocista, a fare il frenatore ma ha, soprattutto, raccolto i soldi per qualificarsi. Si dice abbia speso di tasca propria 164 mila dollari. «Per noi è importante esserci - ha spiegato - e dopo aver dominato i Giochi estivi vogliamo farlo sulla neve». Per la trasferta in Russia, Watts ha raccolto on line altri 80 mila dollari, i soldi necessari per l’avventura olimpica. Il viaggio della nazionale giamaicana verso Sochi è stato però complicato. Dopo essere stati incerti fino all’ultimo per via dei soldi che non avevano e di sponsor che non si trovavano, sono partiti. Brutto tempo e il loro volo da Kingston è finito a Filadelfia. Ripartiti verso la Russia, hanno smarrito i bagagli e le attrezzature che sono arrivate a Sochi in ritardo. «Adesso ci siamo», ha affermato Watts ieri in aeroporto atteso dalle televisioni.
Quella del bob non vuole essere un’avventura o un viaggio di piacere per dire io c’ero; gli atleti giamaicani sono degli agonisti e uno di loro, Lascelles Brown, pur gareggiando con un altro Paese, il Canada, ha vinto due medaglie, l’argento a Torino 2006 e il bronzo a Vancouver 2010.
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