Ucraina, filorussi annunciano liberazione 4 osservatori Osce. Martedì ripartono negoziati

Ucraina, filorussi annunciano liberazione 4 osservatori Osce. Martedì ripartono negoziati
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Sabato 28 Giugno 2014, 20:46 - Ultimo aggiornamento: 29 Giugno, 17:28
Si svolger probabilmente marted il prossimo round dei negoziati tra Kiev, Mosca, Osce e separatisti per mettere fine al conflitto nell'Ucraina orientale. Lo ha detto il premier dell'autoproclamata Repubblica di Donetsk, Aleksandr Borodai, citato dalle agenzie.



Osservatori Osce liberati. L'Ucraina, dilaniata a est dalla guerra civile e con le finanze in ginocchio, spera di uscire al più presto dal buio tunnel che sta attraversando. E per farlo si affida al sostegno (politico, ma anche economico) dell'Occidente, che fa pendere minaccioso sulla Russia la mannaia di nuove sanzioni se il Cremlino non si adopererà per mettere fine a un conflitto in cui finora hanno perso la vita almeno 420 persone. Intanto un importante segnale di distensione arriva dai miliziani separatisti, che in serata hanno liberato gli ultimi quattro osservatori Osce (dopo i quattro rilasciati nella notte tra giovedì e venerdì) che tenevano prigionieri e di cui si erano perse le tracce a fine maggio.



Uno dei leader filorussi, Aleksandr Borodai, ha fatto sapere che gli osservatori tornati in libertà stasera si trovano all'hotel Park Inn di Donetsk, e ha precisato che i miliziani hanno così «adempiuto agli impegni presi» durante il vertice di ieri a Donetsk tra i rappresentanti di Kiev, della Russia, dell'Osce e degli stessi separatisti. All'indomani della firma di uno storico accordo di associazione tra Ucraina e Ue - osteggiato in tutti i modi dalla Russia, che ora ventila «gravi conseguenze» per Kiev - e del prolungamento di altre 72 ore di una tregua continuamente minata da combattimenti sanguinosi, le relazioni tra Mosca da una parte e l'Ucraina e i suoi alleati occidentali dall'altra restano infuocati. A mettere in pericolo il piano di pace presentato la settimana scorsa dal presidente ucraino Petro Poroshenko sono soprattutto gli scontri a est, che proseguono praticamente ogni giorno, a dispetto del cessate il fuoco, e in cui oggi hanno perso la vita almeno tre soldati ucraini.



Le truppe di Kiev e i filorussi si accusano a vicenda di infrangere i patti, e in serata un portavoce del Consiglio di sicurezza ucraino ha tuonato che il governo di Kiev «si riserva il diritto» di ritirare anticipatamente la tregua «nelle zone in cui non è rispettato». Per adesso comunque il cessate il fuoco prosegue, almeno sulla carta, e dovrebbe in teoria durare almeno fino alle 22 del 30 giugno, lo stesso giorno in cui scade una sorta di ultimatum lanciato ieri dall'Ue alla Russia (accusata da Kiev di armare i separatisti) perchè adotti delle misure per mettere fine al conflitto nell'est dell'Ucraina.



Bruxelles chiede a Mosca che siano rispettate quattro condizioni - tra cui la liberazione dei prigionieri e l'introduzione di un sistema di controllo del cessate il fuoco e della frontiera russo-ucraina -, altrimenti scatteranno le sanzioni, che in questo braccio di ferro dovrebbero però essere l'extrema ratio visto che molti paesi europei non hanno alcuna intenzione di inimicarsi una potenza mondiale come la Russia che ha dalla sua un'arma potentissima come le esportazioni di gas.



Oggi il ministro russo dello Sviluppo economico, Alexiei Uliukaiev, ha ammesso che ulteriori sanzioni occidentali, mirate a colpire alcuni settori economici, avrebbero «serie conseguenze» sull'economia russa, e in particolare sulla crescita e sui tassi di investimento. Ma poi ha anche precisato che «non sarebbe una situazione drammatica». Come a dire che la Russia reggerebbe comunque il colpo. A gettare ulteriore benzina sugli incandescenti rapporti bilaterali tra il Cremlino e il governo filo-occidentale di Kiev sono stati alcuni colpi di artiglieria piovuti in territorio russo, al posto di frontiera di Gukovo, provocando «seri danni a un edificio della dogana» russa, e soprattutto facendo scattare la dura reazione del ministero degli Esteri di Mosca, che non ha esitato a definire quanto accaduto una «grossolana violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale» nonchè «l'ennesimo anello di una catena di violazioni del cessate il fuoco che di fatto minano il dialogo avviato». Al che i servizi segreti di Kiev hanno replicato indirettamente asserendo di avere «prove» che in diverse zone della Russia ci sono centri per il reclutamento di mercenari da inviare nelle regioni «separatiste» ucraine a combattere al fianco dei miliziani. Ma Mosca, per bocca del capo della diplomazia Serghiei Lavrov, si è anche scagliata contro gli Usa - che da tempo minacciano nuove e più severe sanzioni contro la Russia di Putin - accusandoli di non essere davvero interessati a mettere fine al conflitto e di «spingere le autorità ucraine sul sentiero del confronto». Ma non solo, secondo il ministro, riportare la pace in Ucraina sarebbe più facile se ciò dipendesse solo da Mosca e dall'Europa.
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