Il dietrofront di Schulz sui crocifissi: «Fanno parte della nostra cultura»

Il dietrofront di Schulz sui crocifissi: «Fanno parte della nostra cultura»
di Walter Rauhe
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Giovedì 22 Maggio 2014, 09:39 - Ultimo aggiornamento: 15:35
I crocifissi fanno parte della nostra comune eredit storica e religiosa e nel corso delle mie numerose passeggiate mi rallegra la loro presenza ai bordi dei sentieri, sulle vette delle montagne o nei vicoli dei villaggi. È con questa precisazione che il presidente del Parlamento europeo e capolista dei Partiti socialisti e democratici alle elezioni europee Martin Schulz risponde alle polemiche scoppiate dopo il suo intervento durante il recente duello televisivo fra i cinque candidati alla presidenza della Commissione europea. Sul tema dei crocifissi e dei veli islamici da vietare o meno all’interno degli edifici pubblici, Schulz aveva difeso l’idea di un’ Europa neutrale in campo religioso.



Per garantire la massima libertà privata e la divisione fra stato e comunità religiose, questa neutralità in taluni casi potrebbe significare secondo Schulz anche l’allontanamento dei crocifissi dagli edifici pubblici. Durissima la reazione dell’Unione cristiano-sociale Csu, costola bavarese ed ultra religiosa della Cdu di Angela Merkel, che ha accusato il socialdemocratico tedesco di rinnegare e tradire l’identità storica dell’Europa e di mettere in pericolo la tolleranza religiosa all’interno del vecchio continente.



Accuse che però non hanno tenuto conto di un importante particolare. A tenere alto il valore della neutralità pubblica in campo religioso nel corso del dibattito televisivo, non è stato solo Martin Schulz, ma anche il capolista del Ppe (centro-destra) Jean Claude Juncker e gli altri tre candidati alla Presidenza della Commissione europea (Alexis Tsipras, Guy Verhofstadt e Ska Keller).
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