Privatizzazioni, Letta e le scatole cinesi

di Andrea Bassi
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Venerdì 22 Novembre 2013, 15:46 - Ultimo aggiornamento: 16:50
C' un evidente paradosso nel piano di privatizzazioni annunciato da Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni. Quello che per quasi cinquant'anni è stato considerato il principale vizio del capitalismo privato, è diventato il vizietto del capitalismo di Stato.



Mentre in Mediobanca, Pirelli, Rcs, Telecom, vengono smontati i patti di sindacato e lo stesso sistema delle scatole cinesi che ha permesso di controllare, più grazie alle relazioni che ai soldi investiti, pezzi pregiati dell'industria italiana viene messo in discussione, Letta e Saccomanni hanno deciso di percorrere la strada opposta.



Terna, Snam e i gasdotti Tag sono stati sottratti a Enel ed Eni per essere "privatizzati" attraverso la cessione alla Cassa Depositi e Prestiti perché considerati strategici. Adesso che il governo è assetato di soldi per ridurre il debito, Terna, Snam e Tag vengono "riprivatizzati".



Ma per non perderne il controllo saranno tutti passati dalla tasca destra della Cdp a quella sinistra di Cdp reti. Poi il 40% di quest'ultima sarà ceduto a enti previdenziali privati. Nella sostanza è come se la partecipazione della Cdp scendesse dal 30% di Terna e Snam al 20%. In realtà, potendo contare sul 60% di Cdp Reti è come se la Cassa continuasse a pesare per il 30% nelle due società. Cdp Reti è un scatola che serve a vendere senza perdere il controllo. Ai tempi di Enrico Cuccia le chiamavano scatole cinesi.