Maker Faire, la sicurezza da indossare per ridurre gli incidenti sul lavoro

Maker Faire, la sicurezza da indossare per ridurre gli incidenti sul lavoro
di Francesca Filippi
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Sabato 17 Ottobre 2015, 03:48 - Ultimo aggiornamento: 13:24
Più di 15mila metri quadrati di spazi espositivi, seicento stand con oltre 700 invenzioni in mostra provenienti da 65 Paesi di tutto il mondo e selezionate tra 1300 progetti. Questi i numeri principali della Maker Faire Rome, la più grande fiera europea dell'innovazione in corso da ieri presso l'Università degli Studi di Roma, che fino a domani dalle 10 alle 18 è trasformata in una vera e propria “città del futuro” interamente a disposizione di makers e visitatori. L'evento, promosso dalla Camera di Commercio di Roma e organizzato dall'Azienda speciale Asset Camera, ha come golden sponsor Eni. Per il colosso energetico, infatti, l'innovazione tecnologica è un elemento chiave, non solo perché la ripresa economica passa per la ricerca e l'innovazione ma perché rende possibile l'accesso a nuove risorse energetiche, migliora il loro recupero dal sottosuolo e l'efficienza di utilizzo, riducendo allo stesso tempo l'impatto sull'ambiente.



I PROTOTIPI

Dopo il successo dello scorso anno, Eni torna alla Maker Faire di Roma con lo stand “Innovation for Energy”. Obiettivo: presentare gli ultimi risultati dell'innovazione tecnologica prodotti da una delle maggiori aziende energetiche al mondo, con un focus dedicato al tema della sicurezza dei lavoratori.



E' il caso delle “wearable technologies” (tecnologie da indossare sul luogo di lavoro), frutto del progetto Safety++ tra Eni e il Mit, Massachusetts Institute of Technology, che hanno uno scopo ben preciso: migliorare i dispositivi di protezione individuale esistenti in ambito industriale (come ad esempio vesti ignifughe, scarpe anti-infortunio e moschettoni che riducono la probabilità di incidenti sul poso di lavoro) rendendoli intelligenti e interconnessi. Fino a domani il pubblico della Maker Faire, giunta alla sua terza edizione, avrà la possibilità di osservare dal vivo e in anteprima il funzionamento di quattro prototipi specifici: una veste con sensori per rilevare dati biometrici (ovvero alcune caratteristiche fisiche dell'individuo, tra cui l'impronta digitale, l'impronta dei denti, l'immagine del volto) e la posizione dell'operatore; un giacchetto capace di captare la presenza di sostanze nocive nell'aria circostante, come l'acido solfidrico (una esposizione ad alte dosi all'H2S può provocare la morte istantanea); un moschettone con rilevatori di altitudine per la messa in sicurezza durante i lavori in sospensione e, infine, calzature speciali dotate di sensori nel tacco per riscontrare il carico sollevato e la coerenza con i limiti previsti dalla normativa.



Ciascun prototipo è stato studiato e già testato nella raffineria Eni di Gela per essere connesso ad una sala di controllo in grado di monitorare, in tempo reale, la qualità dell'aria, il livello dei decibel e lo sforzo fisico. Dunque tutte le informazioni sulle condizioni degli ambienti di lavoro e sullo stato di salute degli operatori. Una volta terminata la sperimentazione, tra qualche mese, se i nuovi dispositivi risponderanno alle aspettative, si passerà alla fase due: l'individuazione di società in grado di realizzare le “wearable” - attrezzature agevoli che non dovranno mai interferire con l'attività lavorativa - su larga scala e poi darle in dotazione gradualmente agli addetti di Eni e Snai.



L'attenzione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro per Eni è da tempo una priorità assoluta. «Non a caso da oltre dieci anni i nostri trend infortunistici sono in netto calo – assicurano ad Eni – Nel 2014 ci sono stati 0,3 infortuni per ogni milione di ore lavorate, contro una media nazionale di 7-8 infortuni per ogni milione di ore lavorate». Eppure nel nostro Paese di lavoro si continua a morire. In Italia, secondo i dati diffusi in questi giorni dall'Inail, per la prima volta dal 2006 c'è un'inversione di tendenza: crescono le morti bianche. Sono 752 le vittime da gennaio ad agosto scorso, in prativa tre al giorno. Nello stesso periodo di un anno fa erano state 652. Doveroso che se ne parli anche nella “città del futuro”, dove l'innovazione è alla portata di tutti, e dove gli esperti di Eni ribadiranno un concetto molto semplice: «La tecnologia aiuta ma se non si rispettano le regole, l'errore umano può tradire anche gli operatori più bravi ed esperti».



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