Fantascienza? Nemmeno per sogno. La tecnologia viaggia più veloce della luce e un assaggio l’abbiamo avuto nella pubblicità, dove gli avatar di Marilyn e della Dietrich sono stati utilizzati per magnificare un profumo, e nel film “Il curioso caso di Benjamin Button” con Brad Pitt invecchiato grazie a 21 cloni computerizzati, costati un milione di dollari l’uno.
LA PIONIERA
Il cinema accoglie a braccia aperte le ultime tecniche che consentono di alterare a piacimento l’età degli attori e metterli in condizioni di compiere azioni difficili o spericolate. E Luisa Ranieri sarà la prima star europea ad avere un avatar. Tra qualche settimana, a Parigi, entrerà nei macchinari sofisticatissimi della “Adn”(Agence de Doublures Numériques), l’agenzia che realizza le controfigure digitali: per tre giorni il corpo, il volto con ogni possibile gamma di espressioni, la voce della Ranieri verranno digitalmente scansionati e riprodotti fin nei particolari. Costo del processo: 300mila euro.
«Sono incuriosita, lusingata e mi sento una pioniera: il cinema del futuro è questo e non bisogna averne paura», si entusiasma l’attrice, che è stata convinta a sottoporsi all’esperimento dal fido portavoce Roberto Bisesti.
Ma Luisa manterrà il ferreo controllo della situazione, per evitare di ritrovarsi magari in un film porno a sua insaputa. «Avrò l’ultima parola su tutte le prestazioni della mia tecno-controfigura e non vedo l’ora di metterla al lavoro al posto mio», assicura.
«Abbiamo scelto lei perché è bellissima, moderna e molto conosciuta in Francia», spiega Cédric Guiard, presidente della “Adn”, l’azienda che applica la tecnologia al cinema, ai videogiochi, alla pubblicità. Fondata nel 2011 da Christian Guillon, per anni ha realizzato gli effetti speciali dei film (“Asterix alle Olimpiadi”, “Non ti voltare”, “L’eleganza del riccio”...). «Ma ora abbiamo deciso di concentrarci sulle controfigure digitali perché la domanda è in grande aumento», aggiunge Guiard, un ingegnere e matematico uscito dalla Stanford University. «Esistono sei o sette laboratori che fanno il nostro lavoro: sono in America, Gran Bretagna e Nuova Zelanda ma solo noi curiamo la creazione degli avatar e la loro gestione legale. E siamo dieci volte meno cari».
IL PROCEDIMENTO
Ma come si può riprodurre al computer un essere umano? «Sfida difficile: il nostro cervello è espertissimo nel riconoscere i volti e basta un particolare per rivelare l’inganno», spiega Guiard. Per essere “scannerizzato”, il soggetto entra in una gigantesca sfera e viene fotografato da venti apparecchi diversi. Oltre 1600 diodi, disseminati su 32 archi, illuminano il viso con intensità e lunghezza d’onda variabili. Sagoma, espressioni, consistenza della pelle, imperfezioni vengono registrati e poi assemblati. Alla fine del lungo processo nasce l’avatar.
Sia pure destinati a prendere sempre più piede, i cloni digitali scatenano polemiche. Come quelle che hanno accompagnato “Il cigno nero”, il thriller in cui non c’è un avatar ma il viso di Natalie Portman è stato applicato al corpo di una ballerina. Per non parlare della resurrezione digitale di star defunte come Steve McQueen e James Dean.
Intanto, il nuovo film di Ari Folman “The Congress”, presto in Italia, affronta il tema: la protagonista, interpretata da Robin Wright, è un’attrice che si fa “scannerizzare” come proprio la Ranieri. E mentre il suo avatar lavora senza sosta, l’originale invecchia con naturalezza. Al grido di «meglio il clone del botox».
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