La baby squillo: «In quattro ore guadagnavo 800 euro»

La baby squillo: «In quattro ore guadagnavo 800 euro»
di Adelaide Pierucci
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Giovedì 3 Luglio 2014, 14:56
La raccomandazione era una sola: Cos dai troppo nell'occhio. Devi sembrare una ragazza normale. Se metti 'na cosa da prostituta, manco gli piace». Non chiedeva altro Glauco Guidotti, il finto fotografo romano, che in pieno scandalo baby squillo, con un pizzico di sfrontatezza, invece di frenarsi per non finire pure lui in galera, accompagnava a domicilio dai clienti una liceale di 15 anni. La chiamava «la ragazzetta». Era la sua preferita. Le altre, tra i venti e i venticinque, le riservava ai clienti meno esigenti.



E' l'autunno 2013. Roma sta svelando, con una sfilza di arresti, le inclinazioni di manager e professionisti che avevano fatto la fila davanti al portone di un palazzo dei Parioli dove, in un seminterrato, ricevevano due ragazzine di 15 e 16 anni. Le baby squillo sfruttate ”bucano” i tg e stanno sulle prime pagine dei quotidiani. Ed è proprio in quel periodo che si mette all'opera Guidotti. Lui con quel giro non c'entra. Vive a Capena, a cinquanta chilometri dal Colosseo, e, rimasto senza lavoro, scorrazza con la sua Mini in caccia di espedienti per raggranellare soldi. Pubblica annunci (”Ospito a Roma bella donna o coppia per sesso”, il più gettonato), o promette book per un'agenzia di modelle sempre allo scopo di avviarle alla prostituzione.



IL TRANELLO

Loretta (il nome è inventato) è una di loro. Ha quindici anni quando, insieme a un'amica poco più che ventenne, sua compagna (ripetente) in un liceo di Monteverde, casca nel tranello. Lo racconta lei nell'interrogatorio protetto disposto dal gip Antonella Pavone. «Abbiamo pensato come fare i soldi. Pensavamo a un lavoretto semplice, tipo la cameriera. Stavamo sempre senza 'na lira. Poi, senza fa una cosa proprio illegale, c'è venuta l'idea di fare un servizio fotografico», ha raccontato al pm Antonio Calaresu e all'aggiunto Maria Monteleone, i magistrati che hanno chiesto e ottenuto l'arresto del finto fotografo e dell'amica. «Cercando su internet«, racconta la ragazzina, «è spuntato il nome di Glauco». «Quando lo incontrai mi disse subito che dovevo andare a letto coi clienti per fare i soldi sottolineando però che a lui interessava avere solo qualcosa per la benzina, che lo faceva per divertimento. Dei clienti comunque si occupava lui. Una volta a settimana mi portava da loro e restava là. In quattro ore guadagnavo 500, 800 euro, e ne davo a lui dai 20 ai 50. Io facevo più soldi della mia amica. Così una volta lei gli ha detto che ero minorenne».



«Avevo rapporti completi perché mi faceva meno schifo di altro. Poi mi sono scocciata, ho detto basta. Quando torni a casa, quando hai fatto quello che hai fatto, non stai bene pure se c'hai 800 euro...». La vita da baby squillo, tra clienti, sballo e cocaina, alla ragazzina stava stretta. Ora Loretta è assistita da una casa famiglia e dall'avvocato Cristina Cerrato, del centro Differenza Donna, e sta uscendo dal tunnel. Guidotti, difeso dall'avvocato Stefania Orecchio, però, continua a respingere l'accusa di sfruttamento. A settembre sarà processato con l'abbreviato. Alla ragazzina aveva chiesto: «Sei sicura che non sei minorenne? Per due giri e il guadagno di cento euro non vorrei finire in galera».
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