"Scuola della pace", dove l'inclusione diventa realtà: come funziona

"Scuola della pace", dove l'inclusione diventa realtà: come funziona
di Giovanni Del Giaccio
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Venerdì 17 Novembre 2023, 10:07 - Ultimo aggiornamento: 10:08

È una piacevole confusione quella che accoglie chi entra al civico 18 di via del Plebiscito, in pieno centro storico di Frosinone. Ragazzini di diverse età con le loro cartelle colorate, studenti dei licei Bragaglia, Maccari, Severi e Turriziani, volontari della comunità di Sant'Egidio. Sono dieci anni che qui, ogni martedì e giovedì pomeriggio, è aperta la "Scuola della pace". Tre ragazze nell'aula in fondo studiano insieme, sono nordafricane, hanno iniziato quando questa iniziativa è partita e sono ancora qui perché hanno - se occorre - il supporto necessario per le cose che non riescono a capire. Gli studenti dei licei mettono a disposizione le loro conoscenze: aiutano i più piccoli con matematica, italiano, scienze e quello che è necessario. C'è una docente di inglese che svolge attività di volontariato e aiuta per la sua materia, all'occorrenza anche altri insegnanti si mettono a disposizione. Ci sono alunni provenienti dalla Nigeria, dal Marocco, dalla Tunisia, dalla Siria, ragazzi di etnia Rom. Una trentina in tutto, accomunati dalla necessità di comprendere meglio la nostra lingua ma anche di avere un sostegno nello svolgimento dei compiti. Vivono in centro, ma arrivano anche dalla parte bassa della città. Ormai con il passaparola si sa che c'è questa possibilità e poi don Paolo Cristiano, il parroco della cattedrale, va nelle scuole e spiega cos'è, come funziona e che per entrare basta avere voglia di imparare. Ci sono anche le mamme di alcuni ragazzini stranieri, ne approfittano per apprendere meglio l'italiano. Quando si parla di integrazione, alla "Scuola della pace" c'è un esempio concreto di come è possibile realizzarla.

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«Qui vengono per imparare anzitutto il vivere insieme in armonia e in amicizia - spiega Gabriella Zangrilli, responsabile dell'iniziativa - facciamo attività doposcuola e ricreative ma il motivo principale è il crescere e vivere insieme in armonia». Al suo fianco ci sono Loredana Piazzai, responsabile della comunità di Sant'Egidio e Christian Rossitti che ha uno sguardo attento sulle diverse "classi" presenti. «I ragazzi dei licei aiutano a fare i compiti, ma ci sono anche momenti di condivisione con la merenda o i giochi, durante i quali si approfondisce la conoscenza reciproca, si fa amicizia».
Che lingua si parla? «Quella dell'amore, siamo come in famiglia». Qui culture e confessioni diverse si ritrovano perché «noi facciamo cose che vanno bene per tutti, la religione non è assolutamente un ostacolo perché qui la lingua universale è quella dell'amore, dell'amicizia e della pace».

Giovanni Del Giaccio
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© RIPRODUZIONE RISERVATA

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