Processo sulle autorizzazioni ambientali della Provincia di Frosinone, tutti assolti. Patrizi: «Finito un incubo»

Respinte le richieste di cinque condanne avanzate dalla Procura

La sede della Provincia di Frosinone e Giuseppe Patrizi
di Marina Mingarelli
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Mercoledì 20 Dicembre 2023, 09:02 - Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre, 06:51

Presunte pressioni e agevolazioni nel rilascio delle autorizzazioni ambientali da parte della Provincia di Frosinone: tutti assolti perché il fatto non sussiste. Dopo sette anni e decine di testimoni ascoltati si conclude così uno dei più importanti processi svolti negli ultimi anni sulla questione inquinamento in Ciociaria. Ieri la lettura della sentenza del collegio del tribunale di Frosinone presieduto dal giudice Antonio Ruscito.

Alla fine, dopo una serie di prescrizioni, sul banco degli imputati erano rimasti in dieci: Giuseppe Patrizi, ex commissario prefettizio della Provincia di Frosinone; Umberto Bernola e Ferdinando Riccardi, ex dirigenti del settore ambiente della Provincia; Eulalia Patini, funzionaria della Provincia; Tiziana Ombres consulente ambientale; Valentino Piergianni, direttore dello stabilimento ACS Dobfar, Marco Falciani, ex legale rappresentante della ACS Dobfar Spa; Stefano Nerviani, consulente ambientale della Reno de Medici SpA; Veronica Arciuolo, dipendente della Reno de Medci; Mino Leo Marucci, anche lui dipendente dello stabilimento Reno de Medici.

I reati contestati, a vario titolo, andavano dalla corruzione al falso in atto pubblico, abuso di ufficio, omessi o ritardati atti di ufficio e usurpazioni di funzioni pubbliche.

L'accusa, rappresentata in aula dal pubblico ministero Samuel Amari, aveva chiesto cinque condanne: tre anni e quattro mesi per Patrizi; un anno e quattro mesi per gli allori dirigenti del settore Ambiente della Provincia Bernola e Riccardi; tre anni e sei mesi per Piergianni, direttore dello stabilimento Dobfar, e un anno e otto mesi per Falciani, rappresentante legale e presidente del cda della Dobfar negli anni 2007-2014. Il collegio giudicante ha invece concluso che nel processo non sono emerse prove per arrivare ad una sentenza di condanna.

L'INCHIESTA

Il procedimento partiva da un'inchiesta del Nipaf, il nucleo investigativo della Forestale, coordinata dall'allora capo della procura Giuseppe De Falco e dal sostituto Rita Caracuzzo. L'input alle indagini fu la rimozione dal ruolo di dirigente del settore ambiente della Provincia di Angelo Fraioli (costituitosi anche parte civile nel processo) da parte dell'allora commissario Patrizi. Decisione che, secondo l'accusa, era motivata dal fatto che Fraioli fosse "scomodo" al rilascio "facile" delle autorizzazioni. Tutto sarebbe cambiato, stando alla accusa, quando alla guida dell'ufficio ambiente arrivarono Riccardi e Bernola.

Tra le accuse presunti favoritismi ed episodi di corruzione per far procedere in maniera più svelta le procedure anche quando, era la tesi dell'accusa, le cose non stavano in regola. Contestazioni sempre respinte con forza dagli imputati, a partire dall'ex commissario Patrizi e dall'ingegnere Bernola (difesi rispettivamente dagli avvocati Sandro Salera e Domenico Marzi). A loro favore anche le testimonianze di personaggi eccellenti come l'ex prefetto Emilia Zarrilli, il già presidente del Consiglio regionale Mari o Abbruzzese, l'ex presidente di Unindustria Davide Papa, i quali in aula hanno riferito del malcontento che all'epoca c'era per i tempi biblici per il rilascio o per il rinnovo delle autorizzazioni,

«Dopo 10 anni di purgatorio finalmente finisce questa vicenda - commenta Patrizi - . Il mio operato è sempre stato cristallino, aveva fatto tutto adottando il principio della condivisione istituzionale, a partire dalla Prefettura. Sono felice dell'assoluzione anche dei funzionari. Non poteva non finire così, ringrazio i miei avvocati Nadia Patrizi e Sandro Salera».

Nel collegio difensivo anche gli avvocati Tony Ceccarelli, Marco Pizzutelli, Nadia Patrizi, Fernando Picchi. Lavvocato Giuseppe Dell'Aversano era per Fraioli parte civile.

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