Omicidio Morganti, Mario Castagnacci e Paolo Palmisani si discolpano

Omicidio Morganti, Mario Castagnacci e Paolo Palmisani si discolpano
di Marina Mingarelli
3 Minuti di Lettura
Giovedì 6 Giugno 2019, 14:58
Processo Morganti: è stato il giorno della verità di due imputati. Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, che insieme a Michel Fortuna e Franco Castagnacci sono accusati dell’ omicidio di Emanuele Morganti, il ventenne di Tecchiena ucciso dal branco nel marzo del 2017, hanno deciso di rendere delle dichiarazioni spontanee.

Il primo a salire sul banco dei testi è stato Mario, il 27enne di Alatri arrestato alcune ore dopo la tragedia. Ha ripercorso le ore che hanno preceduto il delitto. Lui, che risiedeva a Roma, proprio quella sera era tornato ad Alatri per recarsi nel locale notturno in compagnia di due amiche (entrambe già ascoltate nelle precedenti udienze). Secondo quanto dichiarato da Mario si era accorto della rissa soltanto perché qualcuno, non volendo, gli aveva schizzato dello spumante negli occhi. E quando si era recato nel bagno per lavarsi, aveva visto Emanuele che veniva malmenato e strattonato dai buttafuori.

Sempre a detta dell’imputato aveva cercato di mettersi in mezzo per evitare che il ragazzo, che non conosceva, venisse colpito dagli addetti alla sicurezza del locale. Ma senza riuscirvi. Ormai le persone che inseguivano il ventenne di Tecchiena erano tante. A quel punto era risalito sulla piazza proprio per cercare di capire cosa stesse accadendo. In quel frangente si era voltato ed aveva visto Emanuele per terra. Poco distante Michel Fortuna che diceva alla sorella Agirè che dovevano andare via da lì. La ragazza, però, non intenzionata a seguire il fratello si era avvicinata al corpo esanime del giovane e sputandogli sopra aveva detto:

«Così impari a metterti contro la mia famiglia». A quel punto il racconto si spezza. Mario ha riferito di essersi recato in un locale di Frosinone per fare rifornimento di cocaina. Da lì a poche ore dopo sarebbe scattato il suo arresto.
Poi è stata la volta di Paolo Palmisani. Il giovane, detenuto presso il carcere di Regina Coeli a Roma, ha dichiarato che quella notte maledetta si era recato al Mirò molto tardi perché non si era sentito bene. Una volta entrato nel locale aveva notato Michel Fortuna litigare con Domenico Paniccia, un ragazzo che è già salito sul banco dei testimoni. Emanuele era stato colpito da due buttafuori. A suo dire aveva cercato di mettersi in mezzo, ma era stato colpito da uno di questi con un manganello. Nel frattempo Emanuele veniva rincorso da tante persone verso la piazza. Anche Palmisani come Mario Castagnacci ha ricordato di aver visto Agirè sputare sul corpo del giovane che ormai si trovava per terra agonizzante.
Davanti ai giudici della Corte d’assise l’imputato ha dichiarato che subito dopo quella scena era salito a bordo della sua auto e di essere rientrato a casa molto scosso. Ma alle 4.30 i carabinieri avevano bussato alla sua abitazione dicendogli che avrebbe dovuto seguirli in caserma. L’unica nota è che entrambi collocano Franco Castagnacci vicino a Emanuele.
Ieri mattina, inoltre, è salito sul banco dei testimoni Giorgio Bolaffi, medico legale consulente di parte. Quest’ultimo ha ipotizzato che la frattura sulla parte sinistra della vittima sia imputabile a dei colpi di manganello (nel corso delle indagini sarebbe stato ritrovato un manganello telescopico) o comunque a un oggetto di metallo tondeggiante.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA