Omicidio Morganti, troppi «non ricordo» nel processo: ragazza di Alatri accusata di falsa testimonianza

Omicidio Morganti, troppi «non ricordo» nel processo: ragazza di Alatri accusata di falsa testimonianza
di Marina Mingarelli
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Domenica 18 Luglio 2021, 10:49 - Ultimo aggiornamento: 19:42

Laura Ceci, una ragazza di Alatri considerata dalla procura una teste chiave nel processo per l'omicidio di Emanuele Morganti, è finita davanti al gup per falsa testimonianza. Nell'udienza preliminare che si è tenuta venerdì scorso, Il suo avvocato difensore Marco Maietta ha chiesto il rito abbreviato.

L'udienza si terrà il prossimo 11 dicembre. I fatti che hanno indotto il pubblico ministero a rimettere gli atti alla procura risalgono al giugno del 2019 quando la ragazza salì sul banco dei testimoni. Nel corso della sua deposizione la ragazza ha ripetuto per ben 26 volte non ricordo, ritrattando quanto la stessa aveva dichiarato agli inquirenti nel coeso delle indagini.

Circostanza sottolineata dal pubblico ministero Vittorio Misiti che stava conducendo l'esame del testimone. Nonostante questo, la ragazza ha mantenuto un atteggiamento reticente. In particolare i suoi non ricordo hanno avuto un peso nella ricostruzione di uno dei momenti chiave dell'aggressione ai danni di Emanuele Morganti, l'ultimo colpo che sarebbe stato sferrato da Michel Fortuna, quello secondo l'accusa che ne ha poi determinato la morte.

La ragazza, in sede di indagini aveva riferito di aver visto Fortuna correre e colpire con un pugno Emanuele tra la nuca ed il collo. Aveva anche detto che in quel momento intorno a loro non c'era nessuno. Laura aveva ricordato tutto con grande lucidità. In aula invece, scena muta. Nonostante il presidente del tribunale Giuseppe Farinella l'avesse invitata a collaborare la teste aveva continuato a dire che aveva davanti immagini molto sfocate.

A causa di quel comportamento reticente, la deposizione era stata interrotta ed il pubblico ministero aveva rimesso gli atti alla procura affinché la teste venisse indagata per falsa testimonianza.

Ora per quell'accusa il difensore della ragazza ha chiesto il rito abbreviato.

Michel Fortuna, Mario Castagnacci e Paolo Palmisani erano finiti a processo per omicidio volontario (l'accusa aveva chiesto l'ergastolo per Fortuna, 26 anni per Palmisani, 24 per Castagnacci), ma per i giudici si è trattato di omicidio preterintenzionale. Tutti e tre sono stati condannati a 16 anni di reclusione in primo grado, ridotti a 14 in Appello. Da un paio di mesi sono tornati in libertà con il solo obbligo di firma perché sono scaduti i termini della custodia cautelare. Finiranno di scontare la pena solo quando la condanna sarà definitiva, con la pronuncia della Cassazione.
 

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