Omicidio di Emanuele Morganti, il procuratore generale: «Aggressione immotivata, nessuno intervenne per salvarlo»

Omicidio di Emanuele Morganti, il procuratore generale: «Aggressione immotivata, nessuno intervenne per salvarlo»
di Pierfederico Pernarella
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Mercoledì 25 Maggio 2022, 16:13 - Ultimo aggiornamento: 18:52

Un'aggressione immotivata frutto di un inesistente senso della vita, ma anche per l'accusa la morte di Emanuele Morganti fu provocata dall'impatto del cranio contro il montante di un'auto in sosta contro cui ragazzo cadde mentre fuggiva dal pestaggio. Quindi fu omicidio preterintenzionale. 

Queste le conclusioni del procuratore generale nel corso del processo in Cassazione a Roma  per l'omicidio del giovane di Alatri ucciso nella notte tra il 25 e il 26 marzo 2017, in seguito ad un pestaggio avvenuto dinanzi a decine di ragazzi nella centralissima piazza Regina Margherita ad Alatri davanti alla discoteca Miro. Michel Fortuna, Paolo Palmisani e Mario Castagnacci sono stati condannati per quel pestaggio alla pena di 14 anni ciascuno dalla corte d’assise d’appello di Roma che fece loro uno sconto di pena di due anni rispetto alla condanna a 16 anni ciascuno inflitta dalla corte d’assise di Frosinone.

«Fu un'aggressione priva di ragione.

Non si può individuare cosa possa aver portato a tutto questo se non una concezione della vita umana inesistente», ha detto il procuratore generale stando a quanto riporta l'agenzia Nova. 

Un episodio avvenuto «in una piazza dove c’erano decine di persone che non hanno fatto nulla, salvo poche eccezioni» per salvare Emanuele, ha anche detto il pg. «Il massacro del ragazzo nella piazza - ha anche detto - è stato lo spettacolo della serata».

Il procuratore, quindi, ha sollecitato il rigetto del ricorso presentato dalle difese, ma anche quello presentato dalla parti civili ribadendo il convincimento giudiziario emerso nel dibattimento, secondo il quale il corpo mortale per il 20enne sarebbe stato l’impatto del cranio contro il montante di un’auto durante il pestaggio. Di fatti, quindi, ritiene giusta la condanna a 14 anni per ciascun imputato.

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