Emanuele Morganti, teste smemorata a processo: per 26 volte ha detto di non ricordare

La ragazza accusata di falsa testimonianza: sarà giudicare con l'abbreviato, venerdì la sentenza

Emanuele Morganti, teste smemorata a processo: per 26 volte ha detto di non ricordare
di Marina Mingarelli
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Domenica 12 Dicembre 2021, 08:29 - Ultimo aggiornamento: 12:17

La Procura di Frosinone la considerava una delle teste chiave, che avrebbe potuto dare una svolta al processo per l'omicidio di Emanuele Morganti, il ventenne di Tecchiena massacrato dal branco davanti ad un locale notturno di Alatri la notte del 24 marzo 2017. Invece, quando è finita sul banco dei testimoni, L. C., 24 anni di Alatri, è caduta preda dell'amnesia.

La sua deposizione risale al giugno del 2019 e nel corso dell'esame, alle domande dei pubblici ministeri, la ragazza per ben 26 volte ha ripetuto la frase non ricordo, ritrattando quanto aveva già dichiarato agli inquirenti nelle sommarie informazioni. Nonostante il pubblico ministero Vittorio Misiti abbia evidenziato questi vuoti di memoria cercando di aiutarla a ricordare, la testimone ha continuato ad avere un atteggiamento reticente.

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I suoi non ricordo va detto, hanno avuto un peso non trascurabile nella ricostruzione di uno dei momenti fondamentali dell'aggressione a Emanuele. Stiamo parlando di quell'ultimo colpo che sarebbe stato sferrato da Michel Fortuna e che secondo la procura ne avrebbe a poi determinato la morte.

Eppure la testimone, nel corso delle indagini, aveva riferito di aver visto il venticinquenne di Frosinone correre e colpire con un pugno Emanuele tra la nuca ed il collo.

Aveva anche detto che in quel momento intorno a loro non c'era nessuno. La ragazza, all'epoca dei fatti, aveva ricordato tutto con grande lucidità. In aula, invece, ha fatto scena muta. Anche il presidente della Corte, il giudice Giuseppe Farinella, l'ha invitata a collaborare, ma non c'è stato verso. Un comportamento che ha indotto il pubblico ministero ed interrompere la deposizione ed a rimettere gli atti alla procura affinché la teste venisse indagata per falsa testimonianza.

In sede di udienza preliminare il difensore dell'imputata, l'avvocato Marco Maietta, ha chiesto per la sua assistita il rito abbreviato. Venerdì prossimo il gup dovrà pronunciare la sentenza.

A gennaio il processo in Cassazione

Intanto, in attesa che si pronunci la Cassazione (l'udienza è stata fissata per il prossimo 18 gennaio), Michel Fortuna, Mario Castagnacci e Paolo Palmisani accusati di omicidio preterintenzionale, sono tornai a piede libero per decorrenza dei termini della custodia cautelare in carcere. Tutti e tre sono stati condannati a 16 anni di reclusione in primo grado, ridotti a 14 in Appello. Finiranno di scontare la pena solo quando la condanna sarà definitiva. Sia nel processo di primo grado che in Appello Franco Castagnacci, padre di Mario, difeso dall'avvocato Marilena Colagiacomo, è stato assolto per non aver commesso il fatto.
 

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