La passione per le armi, i nomi dei mafiosi. L'educazione criminale di Mattia: «Un bullo sin da piccolo»

La mamma agli investigatori del caso Thomas: "Mio marito è sempre stato un violento e l'ha plagiato"

Mattia Toson al poligono di Veroli
di Giovanni Del Giaccio
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Mercoledì 19 Luglio 2023, 09:19

 Violenza, tanta. Da quando Mattia Toson doveva ancora nascere. Il padre, Roberto, era solito picchiare la ex moglie che in lacrime ha raccontato le sue disavventure (fra l'altro note alle forze dell'ordine) e nell'interrogatorio del 17 marzo ha riferito: «Qualsiasi cosa lui gli diceva Mattia la eseguiva e così parteggiava per il padre che lo viziava ed era contro di me che invece lo volevo indirizzare verso la retta via. Sono innumerevoli gli episodi che testimoniano come Mattia sia stato plagiato dal padre con questo atteggiamento da bullo violento anche nei miei confronti. Se lo è comprato viziandolo e facendogli regali a sproposito, soprattutto gli ha trasmesso il suo atteggiamento». Il ragazzo, sempre secondo il racconto della mamma, è arrivato persino a minacciarla alla vigilia di Natale del 2022 «arrivò a casa mia tutto arrabbiato dicendo che dovevo smetterla di parlare male di un'amica del padre». Mattia Toson ha 22 anni, vive ad Alatri con i nonni, non ha un lavoro ufficiale ma conduce una vita agiata grazie allo spaccio di cocaina, confermato anche dalle carte di questa inchiesta. Alla ex ragazza aveva lasciato in custodia 30.000 euro provento proprio di quell'attività.

IL POLIGONO

E poi la grande passione per le armi e la continua ricerca, su internet - come emerge dall'analisi del telefono cellulare - di personaggi della malavita. Proprio nella memoria del suo telefono ci sono le immagini al poligono della vicina Veroli, mentre spara - il 14 gennaio di quest'anno - insieme a un amico. A giudicare da quello che si vede ha anche un'ottima mira. Che detenesse un'arma (anche se quella che ha sparato ad Alatri a Thomas non è stata trovata) l'ha confermato anche la ex ragazza. «Aveva un'arma nel cassetto della sua camera, una volta l'ho presa ed era pesante, penso fosse vera, mi ha anche rimproverato dicendomi di lasciarla subito». Mattia in una chat whatsapp da un nuovo numero e con messaggi su Telegram dirà alla ragazza di andare a verificare in macchina se c'è qualcosa. Si riferisce a eventuali microspie poste sull'auto della ex ragazza usata per l'intera giornata del delitto. Lei, impaurita, insieme alla madre andrà dai carabinieri. Proprio la donna, non sapendo dell'intercettazione e temendo che in auto ci fosse la pistola, dirà: «Che dici, è carica? Ci uccidiamo?». Che il giovane avesse la passione per le armi, quindi, e ne detenesse una, era noto. Di più, sempre la ex ragazza riconoscerà tra i modelli mostrati dai carabinieri una a tamburo che coincide con il calibro dei colpi esplosi al "Girone".

I MAFIOSI

L'attenzione per le armi è documentata anche dal suo profilo facebook, nel quale compare in divisa militare e pubblica immagini di "Militarcoach" nelle quali si legge: «Posso evitare i colpi come sopportarli». Pubblica persino un video nel quale viene caricata una pistola e poi si apre il fuoco, mentre nel telefono cellulare compaiono - fra le altre - le ricerche di «personaggi di certificato spessore criminale» - si legge nell'ordinanza. Vale a dire - fra gli altri - Pablo Escobar e Joaquin Guzman, due narcotrafficanti. O gli appartenenti alla criminalità organizzata Francesco Schiavone, Luciano Liggio, Tommaso Buscetta.
Il padre di Mattia, invece, ha 47 anni ed era sottoposto alla misura della sorveglianza speciale. In passato era stato agente di polizia penitenziaria ma prima era stato sospeso, poi affidato a servizi amministrativi e quindi radiato per i suoi comportamenti violenti.
Comportamenti confermati dal fatto che l'origine della prima rissa è proprio la sua, il quale aizza il cane contro il gruppo di Omar. «Era sempre pronto a fare risse, bastava che qualcuno lo guardasse storto». Nel corso dell'indagine, fra l'altro, è stato anche condannato per resistenza a pubblico ufficiale.

 

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